EBOLI (SA)- Avevano messo in piedi una organizzazione che forniva falsi contratti di lavoro a cittadini extracomunitari in cambio di denaro. G.M., 35 anni, praticante avvocato, insieme al padre sessantenne, avvocato, R.M., fornivano la opportuna certificazione agli extracomunitari clandestini in modo che potessero avere permessi di soggiorno.
Il 35enne gestiva infatti una agenzia di consulenza per stranieri, attraverso la quale si procuravano ‘clienti’, anche grazie ad altri complici, ora arrestati, del Senegal, dell’Eritrea, della Guinea, dell’India, del Pakistan e del Kosovo. Padre e figlio si occupavano di seguire l’iter burocratico delle pratiche messe in piedi con documentazione fittizia, per ottenere il nulla osta all’ingresso in Italia, per istanze di emersione dal lavoro sommerso, per il rinnovo del permesso di soggiorno. E hanno anche dato indicazioni precise ai ‘clienti’ su come rispondere alle domande dei poliziotti, quando hanno scoperto di essere indagati. Uno di loro, in una conversazione intercettata con l’avvocato 60enne, gli dice che non riferira’ di aver comprato un contratto, ma solo che e’ stato aiutato a trovare lavoro da un italiano; l’avvocato allarmato cerca di prendere le distanze, ma lo straniero, ingenuo, ribadisce piu’ volte di aver comprato il contratto di lavoro che gli ha permesso di risiedere in Italia.
L.C., 36 anni, e D.A., 37 anni, entrambi di Bergamo, erano soci in affari dei salernitani. Il primo riscuoteva il denaro dai ‘clienti’, mentre il secondo, amministratore di diverse societa’, forniva contratti e buste paga.
Anche l’Inps ha collaborato alle indagini, poiche’ suoi dipendenti si sono accorti che le societa’ che assumevano stranieri non versavano poi i contributi dovuti. In alcuni casi, le assunzioni erano pretesto per riscuotere indennita’ di maternita’ o sussidi di disoccupazione, e perfino la possibilita’ di accedere a fondi regionali su progetti.
E il gip del tribunale di Brescia ad emettere le 11 misure cautelari, con il beneficio dei domiciliari, nell’ambito di una indagine della squadra mobile di Cuneo, con la collaborazione di quelle di Bergamo, Brescia e Salerno, su contratti di lavoro falsi utilizzati per far entrare in Italia e rimanere nel paese stranieri extracomunitari. I reati contestati sono di associazione a delinquere finalizzata a procurare illegalmente ingresso e permanenza a stranieri. A capo dell’organizzazione, i due salernitani (padre e figlio), quest’ultimo residente a Bergamo.