OmissisPrimarie pd in Campania: duello all’ultimo cinese

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Sono sempre i Migliore ad andarsene: specie se si chiamano Gennaro ed hanno trascorso una vita in braccio a Nichi Vendola. Prima da Sel, partitino personale del governatore pugliese, poi dalla corsa per la scelta del candidato anti-Caldoro nelle primarie del Pd di dopodomani. Sempre che si tengano, perché lo stato dell’arte nel partito del segretario-premier è quel che è. Un marasma. 

Gennaro Migliore ha così gettato la spugna, si ritira dalla competizione cui diceva di voler portare «ricchezza e novità politiche serie» per sovvertire il becerume destrorso di questi ultimi cinque anni. Era «sereno», salmodiava 24 ore prima.

Resteranno sul campo solo in quattro: Andrea Cozzolino, Vincenzo De Luca, Nello Di Nardo (Idv) e Marco Di Lello (Psi). Motivo? La nota ufficiale di Migliore, diffusa in serata, si chiude con un cinematografico «Non vi scrivo per farmi da parte, ma per fare meglio la mia parte, oggi e domani»: ovviamente dopo aver pontificato su unità e compattezza del Pd alternandole al rituale moralismo sulla «necessità che la Campania si liberi dalla destra, da Caldoro, cosentiniani e post cosentiniani». Che, poi, nessuno ancora sa cosa significhi e chi siano: eccetto Saviano, s’intende. Ieri mattina Migliore ha incontrato Renzi e pare abbiano deciso insieme la mossa. Salvo sorprese perché il Pd campano è un tourbillon ai limiti della Basaglia: dopo un numero imprecisato di rinvii della data, mille sì, diecimila no e milioni di “ni”, qualcuno ha deciso che quella di domenica dovrà essere una festa della democrazia a prescindere. Ovviamente non ci crede nessuno, la guerra tra bande ha raggiunto livelli impressionanti, davvero non si capisce come se ne uscirà.

Cosa resta in piedi? Seppur impalpabili, ora, dove andranno i consensi dei renziani promessi e garantiti all’uomo affidato alle cure della «Golda Meir» casertana, Pina Picierno? Vediamo.
Se non si prendano troppo sul serio le pur legittime candidature di Di Lello (ex assessore all’Urbanistica con Bassolino) e di Nello Di Nardo (un tempo dipietrista doc, oggi a caccia di numeretti per la conta) si capisce che la partita vera è tra De Luca, sindaco “emerito” di Salerno e l’individuo che più di tutti incarna la stagione di Antonio Bassolino. Parliamo di Andrea Cozzolino, uomo che ha gestito fiumi di danaro pubblico mentre la Campania soffocava sotto la spazzatura. Solo che Migliore -e non solo- di questo, nella sua lettera, non s’è ricordato: non foss’altro perché, tanti o pochi che saranno, i suoi voti andranno a Cozzolino. Il quale è anche l’uomo dei cinesi a Napoli in fila per le primarie, da lui vinte e poi annullate. Gode di ampi consensi sul territorio, nell’hinterland entra ovunque, disporrebbe di risorse finanziarie tali da poter organizzare più di un esercito.

Sarà un bagno di sangue, la sfida con l’unico uomo del Pd che cattura consensi a destra e tra la gente normale, De Luca, è nella fase avanzata. I due sono su fronti contrapposti da sempre e si detestano. L’ex sindaco disarcionato da inchieste a tratti surreali, va avanti deciso e ieri sera ha avviato la sfida con una convention nella sua Salerno. Sconta la difficoltà di penetrare nel napoletano dove esiste anche una “antropologia” diversa dell’elettore. I rischi di brogli non sono più tali: sono certezze. Ad esempio, in un grosso centro a sud del capoluogo hanno già individuato centinaia di extracomunitari pronti a sborsare i due euro per la rinascita della democrazia in Campania. Lituani e tunisini, si sa, ci tengono alle sorti della sinistra. Di quella della Campania poi.

Peppe Rinaldi (dal quotidiano “Libero” del 27 febbraio 2015)

Peppe Rinaldi

Giornalista

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