SALERNO- Il Museo Archeologico Provinciale di Salerno, dopo la recente rassegna “Tempo Imperfetto”, curata da Antonello Tolve e Stefania Zuliani, apre nuovamente al contemporaneo, confrontandosi con le opere della ceramista salernitana Wanda Fiscina.
L’esposizione, promossa dall’associazione culturale ArteXa e curata da Maria Giovanna Sessa, presenta un aspetto inedito della ricerca dell’artista che, insieme alla consueta «deflagrazione di colore», propone ceramiche «colorite da bianche patine in cera, simili ad incrostazioni saline», come le descrive la curatrice. Le candide terrecotte, intervallate da vasi policromi, scandiscono un ideale percorso nell’immaginario artistico dell’autrice che fa della sperimentazione la sua principale caratteristica.
I lavori dialogano con la collezione permanente, talvolta mimetizzandosi delicatamente, come nel caso del vaso parzialmente smaltato in verde, bianco e rosso, adagiato tra le anfore antiche o come la Militta, piccola scultura che rinvia all’immagine della femminilità e della fecondità, conservata nelle teche della prima sala, come testimonianza del presente. Invece, altre volte, la natura energica ed energetica del lavoro dell’artista irrompe tra i reperti del museo, grazie ai sui inconfondibili smalti rossi che ricoprono piccole coppe, piatti e monili. Le ceramiche bianche sono il punto più alto dell’espressione artistica di Fiscina, il crogiolo in cui converge l’ampio spettro di colori di cui si compone il suo personale alfabeto, «è il colore che li contiene tutti», ha affermato l’artista. La forte matericità dei lavori pare seguire lo stesso cambiamento, puntando, così, all’infinita delicatezza della cera, conservando, però, il suo naturale vigore, suggellato dal processo creativo.
Fiscina, certa dell’atemporalità e della flessibilità dei linguaggi dell’arte, interpreta i temi delle collezioni del museo, dal rapporto con la natura alla quotidianità, dalla figura femminile al ciclo della vita, creando una convergenza spaziale e temporale tra passato e presente, interrompendo il rigore del consueto itinerario espositivo e la sistematicità delle raccolte archeologiche. Aprendo, così, fenditure cromatiche e acromatiche che mettono in comunicazione la realtà museale e il contingente.
Ilaria Tamburro
Exibart