ARCHIVIOCoop sociali e politica: Il ‘ras’ delle onlus governava Napoli

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Napoli striscione proteste Welfare

Non tutte le cooperative portano a Roma. Anzi. Sostituisci “caciara” con “ammuina”, estremisti di destra con antichi e nuovi militanti di sinistra, pezzi di suburba ripulita e ripulenda con plebi di taglio secolare, il Campidoglio con Palazzo S.Giacomo, l’umanità dolente della cooperazione sociale, Ignazio Marino con Giggino De Magistris, il procuratore capo del più strategico ufficio giudiziario con l’omologo della più estesa procura d’Italia, ed ecco che -almeno teoricamente- puoi sovrapporre l’inchiesta di Roma al manto geopolitico partenopeo.

Sempre che le ipotesi romane resistano all’usura del timing processuale e mediatico. Ora, premesso che di mafia autoctona Napoli abbonda ed esporta nel mondo da sempre, c’è da dire che da quando alla sua guida c’è l’ex pm di Why Not, il sistema delle coop gravitanti attorno alla cassa del Palazzo ha fatto un salto di qualità. Entrandoci con due piedi per volta. 

Anche a Napoli il servizio agli “ultimi” è business milionario: ras delle coop sociali che governano bei soldini e bellissimi voti, rendite di posizione acquisite in anni di cortei per disoccupati organizzati, disperati veri accuditi a volte seriamente ma a volte no, ex detenuti o freschi di carcere recuperati o meno, disabili, ex tossicomani da salvare, rom impossibili da gestire, ragazze madri e immigrati, tanti, il piatto oggi prediletto, molti ospitati in alberghi che vantano crediti da troppi anni. Un circuito che chiama soldi su soldi: insomma, non c’è novità, il quadro è comune alle città italiane, è la parte meno succosa della mela mafiosa, quella -per così dire- lasciata al libero mercato di un’umanità differente, mezzo generone italiano e mezzo malaffare da strada con alcuni zeri sul conto corrente. Ovvio che, a volerli cercare, di reati in questo mondo ne trovi sempre: succede in quello “normale”, figurarsi qui, dove migliaia di persone vivono di diretta elargizione pubblica che qualcun altro medierà per te. Galline ed uova d’oro, un mondo storicamente pendente a sinistra.

La differenza è che qui il sistema è entrato direttamente nelle stanze del potere, scatenando un gigantesco conflitto di interessi, prima sterilizzato dallo stesso sindaco, poi di nuovo rimesso in circolo. Parlare di coop e Terzo settore a Napoli significa parlare del “Gesco”, maxi consorzio di coop sociali, nato e pasciuto negli anni del centrosinistra del duo Bassolino&Iervolino, finanziato all’origine anche da Sviluppo Italia (poi uscita dal capitale) il cui capo è il battagliero Sergio D’Angelo

Come un Alemanno qualsiasi, pure Giggino s’è trovato dinanzi un leader locale, conosciuto e apprezzato on the road, a capo di una teoria di coop che vantava (e, in parte, vanta) un credito da far tremare i polsi: 60milioni di euro per servizi non remunerati, una cifra blu. De Magistris quindi s’illumina e lo fa assessore al Welfare, affidando la responsabilità di enormi somme di danaro ad un soggetto creditore di analoghi importi. Ma nessuno ha avuto da ridire, la geografia a volte conta e i conflitti di interesse sono variabili giornalistiche. 

L’ex pm candida poi D’Angelo nella lista-disastro di Ingroia al Senato, va come va e il re delle coop resta fuori, De Magistris s’è liberato di una rogna, di uno che, di suo, muove voti e persone. Invece è il contrario, perché la resistenza anti-arancioni degli scorsi mesi sarà ispirata proprio da D’Angelo e le rappresaglie si faranno fisiologia diuturna. Finché ritornerà la pace, tanto che -pare- in giunta dovrebbe entrare un uomo proprio “di” D’Angelo, questione di giorni. Artefice -il patron Gesco- anche dell’operazione di avvicinamento di Sel alla corte di Giggino, si parla di una lista alle Regionali in fase di ultimazione.

Il tutto mentre certe carte in procura continuerebbero a camminare. Si tratta di un’indagine sul doppio mercato delle case popolari, tra camorra e anti-camorra, in cui gli stessi fedelissimi di D’Angelo lo tirerebbero dentro in faccende ancora al vaglio. Si tratta, ovviamente, di verificare tutto e non sembra che l’uomo delle coop sia indagato, le millanterie sono una costante in certi contesti. Ora, togli un Buzzi e mettici un D’Angelo: e da Napoli in un attimo sei a Roma. Dipende dal punto in cui guardi. E da cosa vuoi vederci.

Peppe Rinaldi (dal quotidiano “Libero” del 9 dicembre 2014)

* la foto è tratta da www.castelvolturno.it

Redazione Eolopress

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