NAPOLI- Una cartella esattoriale con richiesta perentoria di 7.500 euro. E’ quanto pretende l’Agenzia delle entrate da una madre che ha perso la giovane figlia, barbaramente uccisa dal convivente. La “colpa” di questa mamma è di essersi costituita parte civile nel processo contro l’assassino della ragazza, condannato alla pena detentiva ma nullatenente. Risultato: per la giustizia italiana a pagare le spese processuali deve essere questa sfortunata madre napoletana.
La storia, ai limiti dell’incredibile, è quella di Carmen Polce (foto) la trentunenne del Vomero scomparsa nel 2005, per il cui assassinio è stato arrestato e condannato il convivente. L’uomo, secondo l’accusa, nel corso dell’ennesima lite avvenuta nel loro appartamento di Cancello Arnone aveva colpito a morte Carmen con un colpo contundente, prima di occultarne il cadavere.
Dopo quasi dieci anni di calvario, prima per ritrovare la ragazza, che era stata dichiarata scomparsa, poi per attendere la condanna di chi aveva massacrato sua figlia, oggi Rosa Polce si vede per piombare addosso una tegola da oltre settemila euro.
«Sono solidalmente obbligati al pagamento delle imposte tutte le parti in causa», si legge sulla cartella esattoriale. Se l’assassino risulta nullatenente, come in questo caso, non solo la famiglia non ottiene alcun risarcimento, ma deve pagare allo Stato una imposta di registro alle stelle. Qualora non dovesse o non potesse farlo, scatterebbero le azioni esecutive, compresi i pignoramenti.
Forte si leva forte la protesta dei difensori di mamma Rosa, gli avvocati Angelo e Sergio Pisani: «Il tassificio italiano non ha più alcun pudore. Lo Stato non può caricare le sue pretese sulle spalle delle vittime e dei loro familiari. E’ una vergogna!».
«Non è degno di questo nome uno Stato che tratta così i suoi cittadini – attacca Angelo Pisani – ma la nostra battaglia non finisce qui, perché è proprio da vicende assurde come queste che dobbiamo ripartire per un’azione capace di riportare democrazia ed equità nel sistema fiscale italiano. Valori che, come dimostra il caso della mamma di Carmen, finora sono andati persi».
cs