La fotografia della tragedia di Napoli la riassume questa stranezza, chiamiamola così: se un omicidio lo fa la camorra o la delinquenza in generale, nessuno ha visto né sentito, testimoni zero; se l’omicidio -tecnicamente sono tutti uguali- è causato da una divisa si scatena la guerra civile e spuntano certezze inimmaginabili con testimoni più o meno probabili. Tutto ciò, ovviamente, al netto del comprensibile dolore per madri, padri e familiari delle vittime.
E’ in questo habitat che si consuma il dramma dell’altra notte nel popolare rione Traiano, zona dalla significativa densità criminale, da tempo sotto osservazione dell’antimafia con i soliti clan che si scannano per la droga: per non dire dell’imminente faida per motivi generazionali già monitorata da inquirenti ed osservatori. Davide Bifolco (foto) neppure 17enne (li avrebbe compiuti il prossimo 29), è l’ennesima vittima di questo mondo capovolto, a volte a ragione, a volte a torto.
Erano passate le due e mezza di notte quando a bordo di un motorino con due amici si imbatte in un posto di blocco. I tre, tra cui un 23enne già latitante da febbraio per evasione, non si fermano all’alt: ne nasce il rituale inseguimento, degenerato poi nella morte di Davide, ucciso da un proiettile di uno dei due militari della gazzella contro la quale il motociclo aveva impattato in uno slargo di via Cinthia. Il latitante è ancora tale, solo lui è riuscito a farla franca dopo la caduta.
La notte diventa subito calda, caldissima, come solo le notti napoletane sanno diventare quando scatta quell’incontrollabile istinto di far quadrato contro chi è visto come la causa dei propri mali. In genere è lo stato, come con le epiche ‘rivolte’ per i rifiuti dell’era Bassolino-Iervolino, in verità non è così, almeno non sempre. Resta in piedi l’inventario di domande ‘normali’ su cosa ci facciano tre ragazzi così giovani a quell’ora di notte su un motorino, senza casco né assicurazione come poi s’è saputo (sarebbero anche pochi, ci sono scene quotidiane di 5/6 persone con passeggino a latere a mo’ di side-car, naturalmente occupato da corpulento bebè), se sia possibile tollerare oltre le rappresaglie contro “figli del proletariato” almeno quanto loro, gli incendi delle auto delle forze dell’ordine (ne hanno bruciate 6 l’altra notte e due militari sono rimasti contusi), le minacce e tutto il resto.
Davide era incensurato, descritto come un ragazzo d’oro. Non amava studiare, nei prossimi giorni avrebbe iniziato a fare l’ascensorista seguendo le indicazioni di suo fratello maggiore, Tommaso, il primo a urlare che «non si inventino niente, non è stato ucciso durante un inseguimento, è stato speronato e poi ucciso». Circostanza confermata a giornalisti e tv da Salvatore Triunfo, l’amico 18enne che era con lui: «Il carabiniere ha preso la mira, poi lo ha ammanettato dopo avergli sparato alle spalle. Li ho sentiti pure ridere». Naturalmente sono parole che, ove mai si rendesse necessario, sarà fondamentale provarle e documentarle. Sono pur sempre un fratello sconvolto dal dolore e un ragazzo (per quanto cresciuto in un ambiente duro come quello) forse ancora sotto choc.
Come la madre di Davide, devastata dal dolore non foss’altro per aver toccato suo figlio morto ancora in terra, dopo esser scesa in strada quando i carabinieri l’hanno svegliata: «Ho visto Davide a faccia in giù, gli ho tirato pure un braccio per muoverlo ma inutilmente. Era già morto». La donna rincara: «Sono morta con lui, era così buono e bello, aveva un sacco di fidanzate, amava lo sport, il calcio, non faceva del male a nessuno: mi chiedo, i carabinieri cosa hanno visto stesse facendo per sparargli?». Domande sacrosante, risposte impossibili. Per ora.
La pagina Fb di Davide si è trasformata nella solita discarica che diventano i social in casi del genere: analfabeti dal tratto razzista («napoletani colerosi, era meglio ammazzassero tutti e tre» o idiozie del genere) frammisti con quanti erano dalla parte di Davide e con tanti che sciorinavano un’ampia gamma di minacce e grida di vendetta. Non accadrà nulla da quelle parti. Semmai ci sarà da capire davvero cosa sia successo. La versione ufficiale dell’Arma è che si sia trattato di un incidente, il carabiniere che ha sparato è già stato sentito dal pm che lo ha indagato per omicidio colposo. Gli sviluppi investigativi, a partire dall’autopsia, chiariranno ogni cosa. Almeno così dovrebbe essere. Le dichiarazioni sono piovute da ogni parte. De Magistris, vicino alla famiglia, auspica un rapido sviluppo delle indagini.
Peppe Rinaldi (dal quotidiano “Libero” del 6 settembre 2014)