E’ forse il suo terreno preferito: avere tutti contro, quantomeno crederlo, soprattutto farlo credere. In questi casi dà il meglio di sé Luigi De Magistris (foto). Certo, bisogna prima mettersi d’accordo sul significato di “meglio”. Sta di fatto che dopo la condanna a 15 mesi con interdizione dai pubblici uffici per concorso in abuso d’atti d’ufficio con l’ex vice-questore Gioacchino Genchi (hanno spiato senza autorizzazione 5 parlamentari, Rutelli, Mastella, Gozi, Minniti, Gentile e Pittelli nell’ambito di ‘Why Not’) si è scatenata una prevedibile canea. Dimettersi, auto-sospendersi o resistere? Affidarsi a San Gennaro?
«Ci sono pezzi di Stato collusi che vanno abbattuti e servitori dello Stato di cui essere fiero: non mollo, resisto e lotto per la giustizia»: con un tweet intorno alle 14 di ieri ha detto tutto. Almeno per ora. Oggi pare si annuncino novità da palazzo San Giacomo. Vedremo.
Il tenore della partita è quello, c’è tensione, Napoli rischia l’ennesima crisi al buio. L’uomo che chiedeva le dimissioni del mondo intero al minimo vagito giudiziario, si trova vittima del contrappasso.
Gianni Lettieri, presidente di ‘Fare Città’ dice: «La legge Severino non si commenta, si applica. Il prefetto dovrà sospendere De Magistris». Non c’è margine di manovra per il leader di centrodestra, che del sindaco sembra avere una pessima considerazione, non circoscritta al livello politico.
L’ex coordinatore calabrese di Forza Italia, parlamentare di lungo corso, l’avvocato Giancarlo Pittelli, va giù duro: «Penso a chi ha avuto la vita stravolta, famiglia e professioni devastate. Con i denari che dovrà darmi -la sentenza prevede anche una provvisionale immediatamente esecutiva di 20mila euro, ndr– provvederò ad alleviare le sofferenze di alcuni napoletani ai quali lui aveva garantito attenzione, cura, pane e lavoro». Se non si fosse capito, il conto oltre che aperto sembra anche salato.
Laconico ma significativo il commento della principale vittima del De Magistris magistrato, l’imprenditore calabrese Antonio Saladino: «Che dico? Che questa storia è il paradigma dell’Italia». Come dargli torto, specie se si considera che a Salerno è in corso una riedizione di Why Not, partorita dalle denunce del sindaco secondo cui Saladino, Pittelli ed altri, avrebbero tramato per scippargli le indagini. Come sia stato possibile prender ciò sul serio al punto da istruirvi un processo-fotocopia rimane un mistero.
I ‘boia’ di ieri (Pd, Sel, Idv e cascame vario) si sono fatti cauti. A cominciare dagli ineffabili democrats napoletani, che hanno berciato un «la sentenza pone un problema politico» come mai avrebbero immaginato. Per gli altri.
Il punto di fondo è l’applicazione della legge anti-corruzione (Severino), approvata durante il governo Monti, che all’articolo 11 dice che anche i condannati in I grado debbano essere sospesi per 18 mesi, con un provvedimento governativo-prefettizio.
C’è chi vi spera, come avvenne inaugurando la stagione della retroattività della norma a dispetto di secoli di civiltà giuridica con Berlusconi: e chi pensa che non si possa applicare una legge a fatti successi prima della sua entrata in vigore. Anche se sei De Magistris. Si vedrà.
Peppe Rinaldi (dal quotidiano “Libero” del 26 settembre 2014)