Uscendo dalla tangenziale e superando il centro commerciale San Paolo, svolti a destra ed entri su viale Traiano. Sei subito in grado di capire di essere in un altro mondo. Uno di quelli in cui è assolutamente normale «piangere un morto» con la costruzione di una cappella fai-da-te.
Infatti la costruzione è lì a 50 metri, o poco più, dalla rotonda con via Cinthia, palcoscenico di una tragedia fuggita oltre la morte di un ragazzo che il prossimo 29 settembre avrebbe compiuto solo 17 anni. I fatti sono noti. L’atmosfera ieri era un po’ più plumbea del solito, favorita da un cielo grigiastro. Non si ancora bene chi e non si sa ancora bene quando: si sa solo perché abbiano eretto una sorta di mausoleo con mattoni, cemento e laterizi come se fossimo in un cimitero. Per «onorare la memoria di una vittima dello stato», Davide Bifolco, oppure «per avere un luogo in cui i ragazzi del quartiere si riuniscono la sera per pregare» come raccontano a seconda di chi incontri sul posto. Nessuno ti dice che quella costruzione non potrebbe neppure starci in quel posto perché se tutti facessero così, Napoli -e non solo- si trasformerebbe in un gigantesco cimitero dove circolano le auto.
La procura ha già ordinato la demolizione, dopo aver apposto i sigilli ed aperto il rituale fascicolo essendo l’abuso edilizio un reato: allo stato è contro ignoti ma a breve si saprà anche chi è stato (sarebbe stato) l’autore materiale. La delega di indagine è stata data alla Polizia urbana, mentre si ignora la data in cui il germoglio funerario sarà abbattuto. Non è neppure detto che avvenga -avverte qualcuno sul posto- perché pare che dal Comune siano giunte rassicurazioni. Una sorta di ratifica, sanatoria, autorizzazione ex post? Magari in altri casi è successo, stavolta c’è da sospettare che non succederà data l’esposizione mediatica.
Dal Municipio bocche cucite -per ora- oltre l’esecuzione di un ordine della magistratura che un sindaco come De Magistris non può non comprendere. In teoria. In pratica c’è solo da attendere gli sviluppi. La famiglia di Bifolco, dal suo canto, si dice estranea all’idea e alla realizzazione del manufatto.
Peppe Rinaldi (dal quotidiano “Libero” del 18 settembre 2014)