Caro direttore, vorrei subito tranquillizzarti avvisando i cinque lettori di Cronache che quanto scriverò non impegna la linea editoriale del giornale -ove non lo ritenga- auspicando, al tempo stesso, che ogni eventuale rappresaglia giudiziaria (siamo pur sempre in Italia, dove tutto è diventato indagine, verbale, processo e manette) venga ordita unicamente nei miei confronti liberandoti dalle responsabilità oggettive che la legge imporrebbe. Entriamo subito in medias res, come dicono gli uomini di mondo.
Apprendo dal tuo giornale che un tal “Comitato salernitano in solidarietà al popolo palestinese” (nientedimeno!) si sarebbe recato sotto l’edificio della Camera di Commercio di Salerno per «gridare forte l’indignazione rispetto al genocidio/pulizia etnica che si sta consumando nella striscia di Gaza». Genocidio, pulizia etnica, mamma mia. Pare, ancora, che sia la terza volta che questo gruppo scenda in piazza. Tutto legittimo, inutile dirlo, ognuno delira per ciò che ritiene opportuno e meritevole: a condizione che poi si possa criticare come meglio si creda, altrimenti il gioco non vale.
Certo, di gruppuscoli e comitatini pronti ad insegnare al mondo come si stia a tavola ne è piena l’umanità: a Salerno, come sai, ne esiste anche uno dal tratto e dall’appellativo comici, perfino rivestito di onore e plauso da media, intellettuali e statisti d’ambo i lati della politica, per aver dato la stura alla solita indagine giudiziaria destinata a finire nel nulla (parlo del Crescent, se non si fosse capito) come la gran parte delle precedenti e, presumibilmente, delle future di analogo tenore.
Oggi apprendo -sempre dal tuo giornale- che questi nipotini di Eichmann a loro insaputa, avrebbero eretto un tribunale sotto il palazzo di via Roma chiedendo conto ai dirigenti della Cciaa di un incontro svoltosi nel novembre 2013 con alcuni rappresentanti della comunità ebraica per la stipula di accordi economici tra Salerno e Israele. A questo si aggiunga che, in attesa della piccola notte dei cristalli a Pastena o sul Corso Vittorio Emanuele, l’occasione sarebbe stata propizia per lanciare «in città la campagna di “Boicottaggio Disinvestimento e Sanzioni” (sic! ndr) e per sensibilizzare la cittadinanza ad evitare di acquistare i prodotti israeliani per non rendersi complici dei crimini sionisti»: affermazioni e toni che se le metti in bocca a Mohammed Deif o a Goebbels o a questi poveretti, è esattamente la stessa cosa. Vorrà dire che ci daremo tutti al commercio Equo&Solidale così le nostre turpitudini da occidentali troveranno assoluzione nel paradiso maomettano: dove comitatini di questo genere, però, non troveranno mai posto perché anche se “offrono cibo al coccodrillo nella speranza che li mangi per ultimi” (lo diceva, come sai, Churchill a proposito dell’accondiscendenza delle nazioni europee verso l’allora alleato politico e militare dei palestinesi, un certo Adolf Hitler, come vedi tutto torna caro direttore) verrà un giorno il loro turno. Non si pretende che questi comitati conoscano la lingua italiana meglio di quanto sappiano sulla questione israelo-palestinese: per dire, non si è in solidarietà “al” ma – trattandosi di complemento di vantaggio e non di locuzione di termine- si dovrebbe essere “per” in questo caso. Ma è dettaglio, lasciamo stare.
Questi sodalizi, apparentemente a vocazione minoritaria ma, invece, maggioritari in una pubblica opinione forgiata da giornalisti spesso ignoranti, normalmente si assomigliano tutti: tralasciandone la composizione antropologica e, direi quasi, ontologica che fa di essi un banale fritto misto identico a qualsiasi latitudine, immagino che anche a Salerno l’humus di questi tifosi di Hamas (non si capisce infatti cosa c’entri la Palestina, almeno stavolta) sia sovrapponibile a quello di chi crede, ad esempio, che Saviano sia uno scrittore, a quello di chi, deciso a farsi una cultura, accende la Tv e guarda Fabio Fazio (cit.) e Gramellini, a quello di chi guarda ad Elton John e al maritino con figli in leasing come la realizzazione di un diritto o di una conquista sociale, etc. Insomma, ci siamo capiti.
Inutile provare a spiegare a questi salernitani indignati per il ‘genocidio’ del popolo palestinese che hanno la testa piena di scemenze terzomondiste, mutuate da tanti cattivi maestri consegnatici dal più grande fallimento storico ed umano che la società italiana abbia conosciuto. Della destra non parlo, almeno non di quella salernitana, perché parlare di ciò che non esiste, specie su questi terreni, è mero esercizio speculativo: e poi ci pensa l’ottimo sindaco De Luca a giocare la partita per loro conto, questo basta e avanza. Poi si vedrà.
Tutte ‘ste chiacchiere, caro direttore, per arrivare infine al cuore della faccenda. Apprendo -sempre dal tuo giornale- che il presidente di questa Cciaa, tale Guido Arzano, invece che prendere questi signori a calci nel sedere perché il razzismo, soprattutto quando è animato dalle migliori intenzioni, è una roba schifosa e gli indici (non le dita, spiegalo bene, direttore, al comitatino) sono stati cancellati col sangue della democrazia per quanto imperfetta, ha provveduto con coraggio leonino altrimenti irrintracciabile, a calarsi subito i pantaloni. Questo Arzano -se quanto letto sul tuo giornale non sia stato smentito- ha tenuto a dire a questi collaborazionisti che non capiscono un tubo di un tubo di questa storia, che “l’Ente camerale (uno che dice “ente camerale” lo arresterei seduta stante, ndr) non ha nel programma di attività missioni imprenditoriali verso Israele né iniziative di incoming (e qui invece sarei per la condanna a morte, ndr) da quel Paese e non lo sarà alla luce degli ultimi avvenimenti».
Quindi gli imprenditori salernitani che gli pagano un sostanzioso stipendio con le loro quote, dispongono di un presidente antisemita, quindi razzista, con ogni evidenza. Oltre che inadatto, va da sé, al ruolo che ricopre in quanto rinunciare a confronti e scambi commerciali con le realtà economiche, scientifiche, militari e culturali con le vere avanguardie mondiali, è sbagliato (eufemismo). Evidentemente il comitato gli avrà detto che la Corea o la Cina siano preferibili: se non l’Iran, il Qatar e tirannidi varie. E lui si è subito messo sull’attenti. Io no so chi sia questo Arzano, mi dicono fosse un ex commerciante di tessuti buttatosi in politica (e si vede) e, grazie a questa, messo in quel posto, nulla di strano. Sarà di certo persona squisita. Ma è un problema delle imprese aderenti alla Cciaa, non certo mio né tuo. Anzi, sai che ti dico, caro direttore? Che un presidente di un istituzione importante come la Cciaa (ora comincio a capire perché Renzi sta tagliando i viveri alle camere di commercio) che si caratterizzi per tanto coraggio culturale allineandosi alle peggiori pulsioni di stomaco di chi in fondo odia gli ebrei seppur a propria insaputa, instilla il dubbio che qualcosa in quella struttura non funzioni come dovrebbe. Vorrà dire che andremo a curiosare. Al grido di “Boicotta Arzano”.
Peppe Rinaldi (dal quotidiano “Cronache del Salernitano” del 3 agosto 2014)