ARCHIVIOLa telenovela della clinica (abusiva) del Pd sta per finire: un dirigente Asl ci riprova ma il manager ha detto stop

admin11/08/2014
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Pagano FedericoSquillante Antonio Asl

«Mancano solo altri piccoli passaggi burocratici ma le carte parlano chiaro: la commissione tecnica incaricata delle verifiche, presieduta dal dottor Capone, ha chiuso l’iter dando esito negativo per la cooperativa Ises di Eboli. Il centro non può essere accreditato per carenza dei requisiti di legge. Intanto l’Asl ha interrotto i pagamenti». Sono parole di Antonio Squillante (foto a destra) direttore generale dell’azienda sanitaria di Salerno, tra le più grandi d’Italia, riferite a Cronache non più tardi di giovedì scorso.

 
Se il mondo non fosse capovolto, una frase così, detta dal capo di una struttura importante come l’Asl di Salerno, dovrebbe sigillare una storia andata già oltre l’incredibile: invece no, perché in quel «intanto abbiamo sospeso i pagamenti» si annida, come in tutti i particolari, il demonio. 

‘Divertiamoci’ con ipotesi che disegnano la realtà: uno dei manager Asl, il navigato ed esperto Federico Pagano (foto in alto a sinistra) ancora in forze tra i vertici aziendali quasi che aver servito per anni la causa di Bassolino e De Mita (c’è chi carica a bordo Angelo Montemarano e chi Federico Pagano) non avesse più alcun senso e come se il ‘pensionamento’ non valesse nel suo caso, si sarebbe ‘inventato’ questa novità della sospensione dei pagamenti (la legge dice che si deve chiudere e basta): che, inutile dirlo, non sta né in cielo né in terra perché sospendere le rimesse senza interrompere il rapporto appare un ulteriore assist per il gruppo dirigente Ises per favorire la milionesima manovra di prolungamento dell’agonia. Se la ‘suggestione’ si avverasse, significherebbe cioè che la struttura-medica-abusiva-che-costa-4-milioni-all’anno-e-che-tutti-fingono-di-non-vedere-e-dove-i-disabili-continuano-ad-essere-prigionieri-nell’indifferenza-delle-anime-belle (è una specie di calembour, ormai, va letto tutto d’un fiato) potrà sparare l’ennesimo ricorso al Tar, prendendo in tal modo altro tempo dopo che quello consentito è abbondantemente finito. Poi si vedrà, tutto può accadere.

Così come può succedere che sia stato tutto ‘progettato’, optando cioè per il caos dei provvedimenti formali ufficiali, anch’essi fuori termine, fuori misura, fuori legge, fuori regolamento, fuori logica, fuori tutto in pratica: a partire da quelli del Comune, dove si aprono e si lasciano appese procedure per aprirne poi altre e poi altre ancora, come se si trattasse di un’azienda privata (in fondo, l’Ises è una sorta di longa manus dell’establishment politico-istituzionale targato Pd) per finire a quelli dell’Asl, che nel corso di questi anni ne ha sfornati a bizzeffe, uno in contraddizione con l’altro (e che Cronache ha potuto consultare a lungo) fino agli ultimi, che non si capisce se siano frutto di una sbronza collettiva dei vertici Asl o di altro. In buona sostanza nessuno può escludere che proprio per questa schizofrenia burocratica, l’Ises possa avanzare una maxi richiesta di risarcimento danni (in Italia sarebbe possibile anche questo, per non dire in Campania) al comune e all’Asl, com’è già successo altre volte. Tanto nessuno si sogna di andare a scavare. 

Dalla procura di Salerno, intanto, si conferma che i procedimenti aperti sull’Ises sono arrivati a quattro: ma, evidentemente, la celerità della risposta ad una flagranza di reato che la perdita di nessun posto di lavoro potrebbe mai giustificare, incoraggia le amministrazioni, sanitaria e comunale, a continuare a giocare. Sempre che uno dei pm già impegnati sul caso non si svegli e getti la rete (linguaggio odioso per chi scrive ma necessario in quanto il network delle complicità taglia in lungo e in largo l’intero territorio regionale) stroncando la continua dissipazione delle risorse pubbliche che, sia chiaro, non riguarda solo l’Ises, ma che con l’Ises ha toccato il picco massimo. Qui non si tratta di una storia dove, volendo, si potrebbe  pure soprassedere dinanzi alla virgola fuori posto o a un’altra delle scemenze tipiche della burocrazia: per farci capire, se pure uno volesse dare una mano ad un amico (non scendiamo da Marte, certe cose le abbiamo imparate da bambini) sarebbe impossibile nel caso dell’Ises e per una ragione semplice: non c’è una sola carta in regola, a parte quelle rocambolescamente sistemate alla bell’e meglio quando non si poteva proprio più far finta di niente, seppur insufficienti a risolvere una questione antica. 

Allora, come si spiega che il centro continua a essere in regime di convenzione con l’Asl e il comune, che pure è obbligato, non ne dispone la chiusura visto che mancano le certificazioni di base? I nostri famosi cinque lettori lo capiranno al volo il perché: e se ne ricorderanno ogni volta che dovranno metter mano al portafogli per contribuire al risanamento del buco nel bilancio di una sanità sfasciata, in primis, dagli amici di chi quel centro l’ha amministrato. Come pure se ne ricorderanno quando sapranno che altri 2 milioni e passa di euro gli sono stati versati dall’Asl pochi giorni fa (forse hanno deciso di fari arrestare veramente): sarebbero il frutto di una sentenza civile del 2012 che avrebbe riconosciuto una differenza rette per gli aggiornamenti Istat (non spettanti per legge, se non fino ad una certa data). Chi conosce un po’ la materia capisce che si tratta di una vera e propria ‘accelerazione’, escogitata forse in danno della stessa magistratura. Ma lo spiegheremo nel dettaglio prossimamente: basti solo sapere, adesso, che uno stuolo di avvocati interni all’Asl -anch’essi ben pagati con le nostre tasse- ha giocato partite diverse su tavoli uguali. Chissà come mai. 

Peppe Rinaldi (dal quotidiano “Cronache del Salernitano” dell’11 agosto 2014)

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