ARCHIVIOIl caso Papa e il tragico bis delle manette non dovute: «Oggi Tortora sarebbe un impresentabile»

admin10/08/2014
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Papa Alfonso

La differenza con gli altri detenuti è che è stato possibile telefonargli perché si tratta ancora di un personaggio pubblico. Alle altre decine di migliaia di Alfonso Papa (nella foto, il giorno della scarcerazione dopo il primo arresto)– fresco di scarcerazione dopo 19 giorni di isolamento a Secondigliano- alloggiati in galera prima che un tribunale lo sentenzi, nessuno si sogna di chiamare una volta in libertà. 

 

E’ il secondo giro di giostra che i suoi colleghi magistrati hanno fatto fare all’ex deputato del Pdl, «partito che mi ha deluso per il disinteresse verso temi giganteschi come la libertà, la custodia cautelare, la condizione delle galere, l’amnistia» dice a Libero Papa: e tutte e due le volte non potevano arrestarlo stando a quanto scrivono i giudici che hanno vagliato le carte dell’accusa. La prima volta fu la stessa Camera dei deputati a consegnarlo ai pm salvo poi apprendere per bocca della Cassazione che non fosse necessario ammanettarlo; la seconda, quella dell’altra sera, ci ha pensato il Riesame di Napoli a ricordarci che per arrestare qualcuno le esigenze cautelari devono essere concrete: se ottenete l’arresto di Papa -o di chiunque altro- per fatti di molti anni prima, irripetibili e, dunque, tecnicamente lontani dai presupposti di legge, è ovvio che noi poi li mettiamo fuori. 

Uno dei suoi difensori, l’avvocato Giuseppe D’Alise (l’altro è Carlo Di Casola) immagina «si tratti di questo, anche se è meglio attendere le motivazioni». Papa, stavolta, è accusato di aver incassato danaro dopo aver fatto pressioni su una coppia di imprenditori casertani, i fratelli Grillo, per l’assegnazione di appalti nella sanità: essendo i due destinatari di un’interdittiva antimafia (che, per chi sa come funzioni, significa tutto e niente) in quanto ritenuti vicini a un clan, ecco che l’aggravante di aver favorito la camorra ‘infetta’ pure l’ex deputato. Che in carcere ci è finito insieme al padre (ai domiciliari) considerato la ‘cassa’ dei soldi illegali. Domani il Riesame si pronuncerà sul suo caso.

«Al di là di tutto» -dice a Libero Papa- vorrei sottolineare che alla tragedia della carcerazione preventiva è sempre più urgente dare risposte immediate. Se non ci fossero state la vicinanza umana dei detenuti e la professionalità degli addetti, acuite in senso positivo proprio dal degrado in cui versa il sistema, non so come avrei superato quest’altra durissima prova». Questione di clima nel paese, creato da chi? «Mi ha devastato più il circo mediatico-giudiziario che non l’accusa penale: viviamo in un contesto giustizialista da almeno 20 anni, dove tutti i partiti -tranne i Radicali- considererebbero Enzo Tortora un impresentabile. Non so se mi spiego». Si spiega benissimo.

Peppe Rinaldi (dal quotidiano “Libero” del 10 agosto 2014)

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