Pare abbia suscitato il solito, colorito vespaio la notizia pubblicata su questo giornale secondo cui una delle aziende speciali della Camera di commercio di Salerno, la ‘Intertrade’, pesi sui conti dell’ente “padre/madre” (cioè la stessa Cciaa) per alcuni milioni di euro. Va da sé che tale peso gravi poi sulla collettività, per giunta sulla sua parte meno parassitaria.
Sembra che la legittima controffensiva- ovviamente condita da rituale minaccia di querele qua e là- punti sull’esattezza del numero dei dipendenti con relativo costo: sono tre e costano quasi mezzo milione di euro l’anno; no, non sono tre, sono nove; anzi no, non sono nove, sono cinque più uno. Quindi sono sei? Non proprio. Insomma, solita storia all’italiana dove il bianco è anche un po’ nero e viceversa. E guai a metterlo in dubbio: il Mossad, la Cia o chissà chi ti paga in nero per farti scrivere falsità. Uno spasso.
Vediamo invece di capire, fin dove possibile come il danaro di commercianti, industriali, agricoltori e artigiani della provincia di Salerno venga usato. Tornando ai dipendenti veri di Intertrade e relativi costi annui possiamo ribadire: sono tre, a tempo indeterminato, per pagarli serve quasi mezzo milione di euro (precisamente euro 445.996,88). Qui non si denunciano reati -almeno non volontariamente stavolta – si raccontano fatti e si liberano opinioni: e quella dei tre dipendenti simil-Einstein presso l’azienda speciale che ha scavato un buco serio nei conti della Cciaa, sembra avere il crisma dei primi e la legittimazione delle seconde.
Uno dei punti centrali della storia è proprio in una delle voci dei bilanci Cciaa e Intertrade: a ben vedere, la stessa relazione dei revisori del conto della speciale, suscita curiosità dal momento che le spese per il resto del personale (non i tre fissi insomma, di cui pure ci occuperemo) a tempo determinato, dei co.co.co., dei collaboratori a progetto e via dicendo, sono state inserite alla voce “Costi istituzionali”, vale a dire i costi che un ente o un’azienda sopportano per rappresentanza, promozione, relazioni varie, etc. Normalmente quelle voci si calcolano nei capitoli “Servizi” oppure “Oneri diversi di gestione”, gli amministratori dovrebbero saperlo. E non solo loro. Il guaio è che se ai costi dei tre fissi aggiungi pure quelli dei vari collaboratori esterni, consulenti, amici e tutto l’ambaradàn che questi carrozzoni si portano dietro, l’appeal si riduce: per le banche, per altri finanziatori e per la stessa casa madre, cioè la Cciaa che su queste cose, peraltro, dovrebbe vigilare attentamente visto che i soldi ce li mette lei per prima. Se non lo fa un motivo ci sarà.
Legato a queste dinamiche un po’ particolari -metter mano ai numeri di un bilancio è argomento sensibile- c’è il cuore dell’altro problema: la Cciaa di Salerno, in pratica, ha fatto da banca nei confronti della sua creatura, ma l’ha fatto come qualsiasi imprenditore al mondo auspicherebbe per la propria impresa. Una banca, cioè, che i soldi te li dà, spesso e generosamente, ma non si sogna di chiedertene la restituzione. Fantastico, no? Chi non vorrebbe una cosa così? Nei fatti, per Intertrade e in genere per le altre aziende speciali, la situazione è quella. I dirigenti della Camera di commercio, in buona sostanza, hanno elargito soldi nel corso del tempo, anticipando somme considerevoli per promuovere la così detta “internazionalizzazione delle imprese”. E pure qui troviamo una stranezza, nulla di illegale ma sicuramente un dettaglio che si insinua sulla falsariga di quanto sinora raccontato: affidare incarichi ad Intertrade significa “esternalizzare” un servizio (e quando si ‘esternalizza’, come si dice, c’è già in partenza qualcosa di anomalo in ogni ambito societario, specie se pubblico) quindi l’accordo ufficiale tra Intertrade e un’altra società ancora (la ‘Fluid motion srl’) che senso ha? Che si fa, si esternalizza il già esternalizzato? I “capi” della Cciaa e i vari organi di controllo, che fanno, dormono o erano al tempo troppo svegli?
Tornando al discorso sulle anticipazioni continue effettuate dalla Camera di Commercio in favore dell’azienda speciale, dai bilanci presi in visione, risulta che l’ente è creditore nei suoi confronti di circa sei milioni di euro (per fare i precisini sono 5.974.582,02 euro): soldi che la Camera di commercio non chiede indietro come chiunque farebbe e dovrebbe visto che non si tratta dell’azienda privata di chi dirige l’ente. E non li chiede già da qualche anno, cioè quei soldi dati per “internazionalizzare” le imprese salernitane (poi vedremo cosa questo realmente significhi) vengono trascinati da anni, tanto prima o poi qualcuno dovrà metter mano alla tasca per ripianarli. Il che, in pratica, lascia sospettare che Intertrade sia già morta, almeno sotto il profilo amministrativo. La qual cosa, va da sé, non rallegra nessuno: men che meno chi scrive. Ma un fatto è un fatto. Come un fatto sono i singoli progetti finanziati dalla Cciaa per soldi che non torneranno mai in cassa, tant’è che come abbiamo già scritto, già per il 2013 la Cciaa ha presentato una perdita di 2milioni di euro: progetti che vanno dai 60mila euro al mezzo milione e che pubblicheremo nella prossima puntata. Analiticamente e numeri alla mano. (2-continua)
Peppe Rinaldi (dal quotidiano “Cronache del Salernitano” del 24 agosto 2014)