ARCHIVIOEdilizia, è un’ecatombe: quasi mille imprese fallite

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Nel periodo 2009-2013 in Campania sono entrate in procedura fallimentare 980 imprese di costruzioni (240 solo nel 2013, +23,1% rispetto al 2012). Il dato emerge dal report settimanale del Centro Studi Ance Salerno sulla base dell’analisi contenuta nell’Osservatorio Congiunturale sull’Industria delle Costruzioni a cura della Direzione Affari Economici e Centro Studi di Ance nazionale.

 


In termini percentuali, il numero di fallimenti in Campania nel comparto delle costruzioni, tra il 2009 ed il 2013 ,è aumentato del 56,9%: le imprese che hanno attivato la procedura sono state 153 nel 2009; 155 nel 2010; 237 nel 2011; 195 nel 2012 e 240 nel 2013.
Il quadro campano si inserisce in un contesto nazionale molto difficile per il comparto. Secondo i dati di Cerved Group, in Italia le imprese di costruzioni entrate in procedura fallimentare sono passate da 2.160 nel 2009 a 3.106 nel 2013, con un aumento del 43,8%. Complessivamente in cinque anni i fallimenti nel settore delle costruzioni sono stati 13.371 su un totale di circa 61 mila: circa il 22% dei fallimenti avvenuti in Italia riguardano le imprese di costruzioni.
La tendenza, si evince sempre dallo studio Ance «si conferma anche nel primo trimestre del 2014 con un ulteriore aumento delle procedure fallimentari nelle costruzioni del 6,3% nel confronto con il primo trimestre 2014 (+4,6% l’aumento dei fallimenti nel complesso dell’economia). Dal punto di vista territoriale, la crescita dei fallimenti osservata nel periodo 2009-2013 ha interessato tutte le aree geografiche sebbene con livelli di intensità differenti. Il Centro è l’area più colpita con un aumento, tra il 2009 ed il 2013, del numero di imprese di costruzioni entrate in procedura fallimentare del 56,6%; segue il Sud ed isole con +49,2%, il Nord-Ovest con +38,2% ed infine il Nord-Est con +34,1%. Nell’analisi delle singole regioni, tra il 2009 ed il 2013, si registrano aumenti dei fallimenti superiori al 50%, in Toscana, Lazio, Campania e Sicilia».


La restrizione dei margini di operatività delle imprese trova ulteriore fondamento – al di là della contrazione consistente degli investimenti pubblici – nelle dinamiche di erogazione di nuovi mutui per investimenti nell’edilizia residenziale che in Campania nel 2013 sono diminuiti del 39,4% rispetto al 2012.
Sul fronte del credito alle famiglie in tutte le regioni è continuato, anche nel 2013, il calo dei flussi di mutui erogati per l’acquisto di abitazioni con una flessione molto consistente in Campania: -24,8%. Anche se, va segnalato, che sul piano nazionale nel primo trimestre del 2014 è stato registrato un primo dato positivo, dopo tre anni: tra gennaio e marzo è stato, infatti, erogato il 9,3% in più di mutui per l’acquisto di abitazioni, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.


Occorre, poi, sottolineare il calo del valore degli immobili abitativi sia nelle aree urbane che nelle aree intermedie. Secondo Nomisma, i prezzi medi degli immobili abitativi nelle 13 aree urbane registrano nel corso del 2013 una riduzione media in termini nominali del -5,2% (-6,1% in termini reali) nel confronto con il 2012, a conferma di un trend negativo in atto dal 2009. Nell’area urbana di Napoli il prezzo medio reale di un’abitazione è diminuito del 5% nel 2013. Né è andata meglio nelle aree cosiddette intermedie tra cui figura Salerno dove i prezzi medi reali nel 2013 sono scesi del 3,9%.


«Il quadro complessivo che emerge nel comparto delle costruzioni – evidenzia il presidente di ANCE Salerno Antonio Lombardi – non ha bisogno di commenti o di ulteriori analisi. Ci attendono ancora mesi molto difficili e alla fine le imprese che saranno uscite dal circuito produttivo saranno molte di più delle mille entrate in procedura fallimentare negli ultimi cinque anni. Non si riesce a comprendere – continua il presidente – come non sia chiaro a quanti hanno responsabilità di primo piano che la produzione e l’occupazione di un significativo numero di settori produttivi dipendono in misura consistente dalla filiera delle costruzioni. Secondo uno studio ANCE, ogni aumento di 1 miliardo di euro di domanda nel settore delle costruzioni attiva un volume di affari di 1,796 miliardi di euro (1 miliardo nelle costruzioni e 0,796 nei settori collegati). Inoltre, 1 miliardo di euro di nuova produzione significa 23.620 nuovi posti di lavoro, di cui 15.100 nelle costruzioni e 8.520 nei settori collegati».

«È il momento – conclude Lombardi – di smetterla con la politica degli annunci di investimenti. Bisogna passare alla cantierizzazione delle opere in brevissimo tempo. Entro la fine del 2015 occorre spendere i fondi Ue residui (che non sono affatto pochi) della vecchia programmazione 2007-2013. È una corsa contro il tempo che si presenta alquanto difficile. È questo il vero terreno di sfida. Ed i presagi non invitano, purtroppo, a facili ottimismi».

Redazione Eolopress

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