ARCHIVIOIn Italia c’è un posto dove l’Asl finanzia le cliniche abusive

admin11/06/2014
https://www.eolopress.it/index/wp-content/uploads/2014/01/Squillante_Antonio.jpg

Squillante Antonio

All’Asl di Salerno c’è un problema. Forse più d’uno. La faccenda comincia a farsi più seria di quanto si possa pensare. La domanda è: è possibile erogare soldi, tra l’altro pubblici, ad una struttura fuorilegge? Normalmente no, si rischiano guai grossi (rectius: si rischierebbero), perché va da sé che un ente pubblico non possa disinvoltamente dare danaro a chi la legge vieta di incassarlo.

 

Neppure ad una struttura che non si sa se lo sia? Premesso che nel caso in questione si sa eccome (parliamo del centro Ises di Eboli (noto ai lettori e non solo) diciamo che neppure così sarebbe possibile perché in attesa che il quadro si rischiari i remi vanno tirati in barca: le conseguenze penali e contabili di un atto del genere sono auto-evidenti. Invece il manager dell’Asl Antonio Squillante (foto) pare abbia firmato l’ennesimo mandato di pagamento in favore dell’Ises di Eboli, relativo alla fatturazione del febbraio scorso: come se non fosse successo nulla, come se all’Asl non sapessero cosa accada e stia accadendo. Avranno avuto ragioni superiori, una dispensa di legge ad personam. Se dò soldi, tra l’altro non miei, a chi non può averli perché non ha i requisiti di legge mi avvio quantomeno alla celebrazione di un processo che durerà ere geologiche. E chissà che questa non sia una chiave di lettura possibile.

L’Ises di Eboli, struttura per la riabilitazione dei portatori di handicap, inchioda così nuovamente il management Asl alle proprie responsabilità: il problema non è la gestione del centro di Eboli a questo punto, il problema è tutto negli uffici aziendali. Dove si registrano ulteriori condotte innescanti meccanismi non più gestibili.

Come, ad esempio, la nota del 25 febbraio scorso del Dipartimento di prevenzione, protocollata al comune di Eboli (n.7972) ed indirizzata al sindaco. La nota sembra uscita da un film di Bunuel: surrealismo puro, dal tratto esilarante, con particolare tendenza all’incoscienza. Cos’altro evoca, infatti, un ufficio pubblico che, nonostante sia a conoscenza dello stato di illegalità di un centro medico e nonostante i termini per la valutazione del centro stesso ai fini dell’accreditamento definitivo presso la Regione siano scaduti da un pezzo, continua a concedere tempo indicando prescrizioni da osservare per sanare una cosa in realtà insanabile? Sbadataggine? Superficialità? Follia? Interessi sotterranei e meno sotterranei? Cosa succede all’Asl al punto da non considerare che sul centro Ises vi siano almeno quattro indagini giudiziarie aperte (di quelle note) causate da irregolarità consumate in anni di esercizio abusivo dell’attività? Cosa scatta nella mente di ufficiali pubblici dove personale ben pagato se ne infischia firmando ed autorizzando atti formali pericolosi? Lo scopriremo col tempo. Va poi aggiunto che la commissione che avrebbe dovuto stabilire quali strutture abbiano i requisiti di legge, avrebbe dovuto chiudere -pena la decadenza dello stesso manager– l’elenco entro lo scorso novembre. Ma, si sa, in Italia le regole dipendono da chi e per chi si applicano e, quindi, non essendoci chi va a controllare l’operato dei dirigenti Asl (i magistrati, a volte, sono molto occupati) diventa possibile interpretare le norme come meglio conviene. Anche a dispetto di ciò che è letteralmente scritto. Lo scorso febbraio dunque, proprio sul caso Ises, l’Asl di Salerno ha continuato a menare il can per l’aia. Come fa tuttora non pubblicando la delibera finale di accreditamento o meno del centro: e, ciliegina sulla torta, addirittura autorizzando altre erogazioni.

Invece di buttar giù un provvedimento immediato di revoca della convenzione da tradursi poi in un atto comunale di chiusura, esattamente come si fa e come hanno fatto per migliaia di altri casi analoghi anche meno eclatanti, cosa si inventano i dirigenti Asl? Altre prescrizioni che se fossero capitate in mano a un pubblico ufficiale con un minimo di attributi questi avrebbe cacciato tutti a calci nel sedere.

In tutto 12 prescrizioni (dalle civili abitazioni nel condominio ai lavabi guasti nell’ambulatorio medico, dai locali spogliatoio dei dipendenti alle muffe e all’umidità sulle pareti, dagli infissi interni ed esterni ai campanelli di emergenza, dal certificato antincendio ad altro; del certificato di agibilità manco una citazione, eppure è determinante per tutto il resto: si consideri che nei negozi o nelle altre attività se, ad esempio, la ventola del bagno non funziona a dovere, l’Asl verbalizza e chiude senza pietà) che sanciscono una sola verità: che il centro non era in regola. Punto.

E allora, se non era in regola come l’Asl stessa mette nero su bianco, com’è stato possibile in tutto questo tempo dargli 4 milioni di euro all’anno? Chi ha autorizzato, chi ha firmato gli atti, i mandati di pagamento, chi ha seguito l’istruttoria, insomma tutti all’Asl e non solo, sanno che quel centro è fuorilegge ma si cincischia come se fosse una sciocchezza destinata a finire prima o poi. Certo, finirà: si tratta di capire come. (continua)

Peppe Rinaldi (dal quotidiano “Cronache del Salernitano dell’11 giugno 2014)

admin

Leave a Reply