ARCHIVIOScajola parla sei ore davanti ai giudici. La Rizzo resta in Francia

admin17/05/2014
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Scajolaa arresto bis

Sono entrati intorno alle 10 del mattino di ieri e ne sono usciti dopo le 16 del pomeriggio. Sei ore e passa in una stanza, faccia a faccia con i magistrati che dall’8 maggio scorso lo tengono nel carcere di Regina Coeli con l’accusa di procurata inosservanza di sentenza penale (quella che riguarda l’ex deputato di Fi Amedeo Matacena) in concorso con altre persone. 

Claudio Scajola, ex ministro dell’Interno, avrebbe risposto a tutte le domande rivoltegli da Giuseppe Lombardo e Francesco Curcio, rispettivamente pubblico ministero della Dda a Reggio Calabria e sostituto procuratore nazionale antimafia. E’ stato un confronto lungo: del resto, sia l’ordinanza di custodia firmata dal gip reggino (Olga Tarzia) che la previa richiesta dei pubblici ministeri al giudice, sono dense di telefonate difficili da decifrare per via del linguaggio, criptico e banale a un tempo, dei protagonisti intercettati, complicazioni che aumentano se il tutto è in relazione ad una misura cautelare sin qui bocciata nell’impianto di fondo qual è l’aggravante mafiosa. Lo stabilirà il Tribunale della Libertà se in questa storia si possa parlare di ’ndrangheta o meno, allorquando deciderà sul ricorso della pubblica accusa. Nei prossimi giorni sapremo la data dell’udienza ma, statistiche alla mano, l’esito potrebbe essere scontato.

All’uscita del carcere romano gli avvocati di Scajola, Elisabetta Busuito e Giorgio Perroni, hanno detto che si è trattato di un interrogatorio «molto sereno, particolarmente tranquillo, seppur lungo molte ore: vogliamo ringraziare i magistrati che hanno messo il nostro assistito in condizioni di fornire tutte le spiegazioni alle domande»
I legali non hanno risposto a chi chiedeva loro se siano state fatte nuove contestazioni all’ex ministro, limitandosi a sottolineare di essere soddisfatti di come sia andato il confronto, il cui verbale è stato ritualmente secretato. Almeno fino a questo momento. 
«Scajola ci teneva a chiarire e a spiegare tutti i fatti -ha ribadito l’avvocato Busuito- e aspettava con ansia di poterlo fare, ripeto, ci è riuscito anche grazie ai pubblici ministeri che ci hanno consentito di svolgere l’interrogatorio in un clima sereno». Un dettaglio di non poco conto, che potrebbe anticipare una potenziale chiave di lettura di tutta la faccenda, è che Claudio Scajola, a quanto s’è appreso, non ha portato con sé neppure un appunto, un pezzo di carta, qualunque cosa potesse aiutarlo a ricostruire i fatti contestati dalla magistratura: ha fatto tutto a memoria, rispondendo alle domande dei pm sulla base dei ricordi personali delle vicende al centro della storia. Alla luce di ciò, dunque, resta da capire se questa particolarità -in casi del genere abbastanza rara- sia il segno della consistenza delle accuse o del contrario. Si vedrà.

Un aspetto che colpisce, poi, contenuto dell’ordinanza di custodia cautelare è la posizione dell’ambasciatore italiano a Montecarlo, Antonio Morabito, amico della moglie di Matacena, Chiara Rizzo, intercettato anche lui e definito dagli inquirenti «consapevole della latitanza dell’ex deputato di Fi» esattamente come Scajola ed altri indagati: la differenza è che nei suoi confronti non sembrano esser state adottate analoghe misure.

Slitta, intanto, alla prossima settimana, forse a martedì, l’udienza alla Corte d’Appello di Aix-en-Province durante la quale la magistratura francese dovrà decidere sull’estradizione in Italia di Chiara Rizzo. La sentenza era attesa per ieri ma le lungaggini, di natura burocratica dovute, forse, alla logistica del carcere femminile (Reggio Calabria, verosimilmente) che dovrebbe ospitarla dopo l’estradizione, stanno giocando un ruolo decisivo.
Per tutta la giornata di ieri, poi, si sono rincorse indiscrezioni provenienti dalla procura della repubblica di Napoli, che aveva appena sgominato un altro pezzo del «sistema Casalesi» arrestando, tra gli altri, un paio di poliziotti ritenuti spie per conto dei clan: secondo queste voci, rilanciate immediatamente da tutte le agenzie, ci sarebbe un legame tra l’inchiesta Scajola e i due poliziotti per via di presunte rivelazioni di segreti di attività di indagine.

Il procuratore capo di Napoli, D’Angelo, alla fine ha chiarito all’Ansa: «Non sono emersi finora collegamenti con i nomi Scajola e Matacena». Ha detto finora.

Peppe Rinaldi (dal quotidiano “Libero” del 17 maggio 2014)

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