Claudio Scajola (nella foto il suo arresto) dirà la sua stamane alle 10, ora prevista per il primo, vero, interrogatorio dei magistrati che dall‘8 maggio lo tengono in carcere a Regina Coeli. L’ex ministro degli Interni potrà così iniziare una complicatissima difesa dall’accusa non di essere contiguo alla ’ndrangheta ma di aver ostacolato l’applicazione di una sentenza in danno di un soggetto -l’ex deputato di Fi Amedeo Matacena– inseguito da una sentenza definitiva a 5 anni di carcere per concorso esterno in associazione mafiosa.
La Dda voleva che tra i capi di imputazione ci fosse anche l’aggravante mafiosa ma il gip ha respinto la proposta: toccherà aspettare i giudici del Riesame, dove pende il ricorso dei pm. L’esito, in un certo senso, lo si dà per scontato. Si vedrà. Intanto, sul versante «femminile» di questa tragica storia tutta italiana, Chiara Rizzo, moglie di Matacena, non dovrebbe più rientrare oggi in Italia dalla Francia come si è detto sin dall’inizio dopo il giudizio sull’estradizione. Potrebbe anche slittare il tutto alla prossima settimana, pare ci siano problemi di natura logistica sulla sua collocazione in carcere, forse proprio quello di Reggio.
Il famoso «archivio segreto» sequestrato all’ex ministro, che di segreto non si sa quanto realmente contenga e perché fosse distribuito tra case ed uffici (specie se si considera che Scajola tutto era tranne che un soggetto scevro dal rischio di un blitz della magistratura, visti anche i precedenti) per metà è già sotto la lente degli inquirenti e per l’altra ancora custodito negli uffici della Dia ligure in attesa che vadano ad analizzarlo sul posto: pare che i pm calabresi non si fidassero del trasporto dalla Liguria fino a Reggio ed abbiano optato per conservarlo in loco.
Dagli omissis contenuti nell’ordinanza di custodia cautelare sembra possa trarsi un nuovo filone di questa indagine che è già, a sua volta, gemmazione di un’altra (quello sui rapporti tra Lega Nord e crimine calabrese) che riguarderebbe personaggi legati a Forza Italia nelle loro dinamiche di relazione con Amedeo Matacena.
Peppe Rinaldi (dal quotidiano “Libero” del 16 maggio 2014)