Quando Libero è andato in stampa ieri ancora non si sapeva se Chiara Rizzo fosse giunta al carcere di Reggio Calabria. L’aereo che da Fiumicino l’avrebbe condotta nella «capitale» della Calabria era previsto per le 21,25. Sin dalle prime ore del mattino, le agenzie hanno battuto passo passo ogni spostamento di «lady Matacena», ribattezzata tale per il suo matrimonio con l’uomo al centro di tutta questa storia, l’ex deputato di Forza Italia Amedeo Matacena, rincorso da una sentenza di condanna a 5 anni per concorso esterno in associazione mafiosa.
Chiara Rizzo, rinchiusa in un carcere francese fino a ieri mattina, è stata accompagnata al confine con l’Italia, presa in carico dagli uomini della Dia e accompagnata a Roma. Dove è giunta intorno alle 17 con un volo proveniente da Genova. Le immagini della bella donna al centro dello scandalo con le manette ai polsi (foto) si commentano da sole.
«Sono contenta di essere arrivata nel mio paese», avrebbe detto la Rizzo nel fugace incontro avuto con la figlia, che segue la madre nell’inferno giudiziario capitato a tutta la famiglia. Inoltre la Rizzo non ha potuto ancora parlare con gli avvocati (tranne quella d’ufficio in Francia) per via di una «clausola» aggiuntiva nell’ordine di arresto secondo cui la donna non poteva incontrare i difensori per 5 giorni successivi all’arresto. Ragioni tecnico-investigative, avallate dal codice e dalla procedura avrebbero imposto tanta severità e la stessa interpretazione della disposizione ha tenuto banco anche ieri, quando nell’ambito del collegio difensivo si doveva prender atto che per il gip il termine decorreva dal giorno dell’arrivo in Italia e non dall’arresto. Da oggi avremo, forse, notizie più dettagliate al riguardo.
Nel frattempo tre degli arrestati nel blitz hanno presentato ricorso al Riesame contro l’ordinanza di custodia cautelare. Si tratta di Roberta Sacco, segretaria di Scajola; Martino Politi, factotum di Amedeo Matacena, e Antonio Chillemi, il ragioniere dello stesso ex deputato oggi latitante a Dubai. Il quale ieri ha smentito, nell’ennesima intervista (a TmNews) di aver avuto rapporti d’affari con Scajola (ancora chiuso a Regina Coeli): «E’ un amico di famiglia, mia moglie lo considera una specie di padre, mai fatto affari con lui». Il tutto mentre la questione decisiva resta la pronuncia del Riesame sul ricorso della procura contro la bocciatura dell’aggravante mafiosa del gip: tutti parlano di mafia ma, tecnicamente, ancora non sarebbe possibile. Sarebbe.
Peppe Rinaldi (dal quotidiano “Libero” del 21 maggio 2014)