ARCHIVIOLa tragedia del viadotto: quaranta morti per la revisione falsa

admin04/05/2014
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Irpinia tragedia bus in scarpata

E’ capitato a loro due solo per un caso: poteva succedere che altri loro colleghi della Motorizzazione Civile finissero nei guai a causa di revisioni automobilistiche fasulle, sport praticato da tempo immemore in ogni angolo d’Italia. La storia è antica. 

Il punto è che stavolta i presunti taroccatori dei libretti automobilistici sono gli stessi che hanno messo nero su bianco che il bus precipitato (foto) nel 2013 dal viadotto Acqualonga a Monteforte Irpino (in provincia di Avellino) avesse superato i test obbligatori per la revisione funzionale del mezzo: quel 28 luglio dello scorso anno, però, i freni del pullman turistico non risposero al comando del pedale, facendo volare il mezzo nel burrone e causando la morte di ben 40 persone. 

Secondo quanto ha riferito Il Mattino l’inchiesta della procura irpina è ad una svolta in quanto si sarebbe scoperto che non solo la certificazione esibita dopo la tragedia fosse taroccata ma che il mezzo neppure era mai entrato nell’officina per la regolare revisione. Un classico. 

 

La magistratura ha così iscritto nel registro degli indagati Vittorio Saulino, 56enne di San Giorgio a Cremano (Na) e Antonietta Ceriola, 63enne di Giffoni Sei Casali (Sa), già sentiti dagli inquirenti poco dopo la terribile sciagura, rispettivamente funzionario tecnico della Motorizzazione -con il compito proprio delle operazioni di revisione – e assistente amministrativo dell’ufficio. 

Dopo la tragedia di Monteforte Irpino, quando si trattò di iniziare ad identificare i responsabili, agli investigatori fu esibito un certificato che attestava il superamento della prova tecnica per la revisione datato marzo 2013, vale a dire quattro mesi prima dell’incidente. Le cose non quadravano, c’era qualcosa che non tornava e così si passò agli approfondimenti del caso. Fino a scoprire -secondo la ricostruzione del quotidiano napoletano- che i due si sarebbero introdotti nel sistema informatico della Motorizzazione di Napoli fabbricando un falso documento attestante la revisione del bus con l’indicazione di una data esatta, il 26 di marzo. 
Le cose sulla strada andarono, come sappiamo, molto diversamente. E quando si trattò di andare a fondo del problema con prove e riscontri tecnici, dall’esame probatorio emerse che il mezzo affrontò senza freni un lungo tratto in discesa dell’ autostrada A16 e all’altezza di Monteforte Irpino, dopo avere infranto le barriere di protezione (i famosi “Jersey”), precipitò da un’altezza di circa 30metri fin giù nella scarpata. Questi i fatti, le carte dicevano il contrario.

I due dipendenti della Motorizzazione non sono i soli ad essere finiti nei guai ma si aggiungono al titolare della ditta proprietaria del bus e a 5 dirigenti di Società Autostrade, tutti accusati di omicidio colposo plurimo e disastro colposo. Insomma, un quadro intricato pur nell’apparente semplicità dell’individuazione dei responsabili, che processualmente non sarà facile da districare vista la complessità della materia in tema di responsabilità colpose. Si vedrà.
Ai due nuove indagati si contesta il reato di falso in atto pubblico (per ora), per l’accusa è un dato acquisito la manomissione dei computer degli uffici per certificare l’idoneità alla circolazione e al trasporto di persone del Volvo, immatricolato per la prima volta nel 1995, reimmatricolato nel 2008 e revisionato nel marzo 2013, poco tempo prima dell’incidente. Le cose non sarebbero andate affatto così e solo gli ulteriori sviluppi dell’inchiesta potrebbero far piena luce sulle vere responsabilità per l’assurda morte di 40 persone in ritorno da un viaggio religioso e in festante compagnia di amici e familiari. Le cronache dei quei momenti registrano circostanze tragiche e al tempo stesso raccapriccianti.

«Le revisioni delle auto sono diventate molto spesso solo un business per alcuni. Si gioca sulla pelle della gente» denuncia l’Associazione sostenitori amici della polizia stradale (Asaps) dopo aver appreso degli sviluppi dell’indagine. «Nel pullman dell’A16 con 40 morti nel 2013 revisioni false, nel pullman dei carabinieri in congedo della A13 con 5 morti e 17 feriti nel 2012, è emerso, dopo un anno, che il conducente aveva assunto cocaina. Basta alzare il coperchio e viene fuori di tutto. Altro che indebolimento della Stradale e ausiliari del traffico, della sosta e del resto, qui servono professionisti che sappiano leggere e interpretare i documenti dei veicoli», recita il comunicato di Asaps. 

Il Codacons, dal suo canto, si dichiara «sconcertato» e chiede formalmente al ministero dei Trasporti di avviare la revisione straordinaria su tutti i pullman turistici operanti in Italia. «Ci chiediamo se ne circolino altri nelle stesse condizioni» ha aggiunto il presidente Carlo Rienzi, il quale suggerisce al ministro Lupi di approfondire il controllo sugli uffici di Napoli negli ultimi anni. L’associazione di tutela dei consumatori ha anche annunciato la costituzione di parte civile nel procedimento in corso ad Avellino.

Peppe Rinaldi (dal quotidiano “Libero” del 4 maggio 2014)

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