Se si volessero controllare secondo un criterio «giudiziario» i meccanismi di nomina nella sanità, il provvedimento adottato ieri dalla procura di Santa Maria Capua Vetere si estenderebbe all’intero paese. Non c’è Asl, azienda ospedaliera o distretto i cui vertici non vengano scelti dalla politica. In parole povere, la politica decide e l’ente locale nomina: ma la magistratura poi arresta. E’ il corto circuito italiano per eccellenza.
Il caso del presidente del Consiglio regionale della Campania, Paolo Romano (foto) ammanettato giusto ieri mattina, sembrerebbe confermare quest’idea. Sì, perché secondo i magistrati, l’ex cosentiniano, ex caldoriano ed oggi tra gli uomini di punta Alfano (è candidato alle Europee con Ncd) avrebbe esercitato pressioni illegali sul manager dell’Asl di Caserta, Attilio Menduni, uomo legatissimo ad Alemanno, almeno fino a poco tempo fa. L’accusa è di tentata concussione per la nomina del direttore sanitario ed amministrativo di Caserta e/o per la revoca di altri funzionari. Romano è finito ai domiciliari per effetto di un blitz della Tributaria coordinata da un magistrato notoriamente equilibrato qual è Corrado Lembo, prossimo procuratore capo di Salerno.
Tutto è fermentato all’interno di uno scontro sanguinario tra ex alleati di centrodestra, esattamente quel che accadeva ai tempi di Bassolino e De Mita. Attilio Menduni, secondo la rituale formula dell’autotutela, si sarebbe dunque stancato delle pressioni di Romano ed avrebbe presentato un esposto: va precisato che Menduni ricopre quell’incarico perché così si decise tra i vincitori delle ultime elezioni regionali prima che il quadro deflagrasse e le faide si moltiplicassero. Con questi risultati: che la magistratura ha ritenuto di approfondire con una indagine durata almeno un anno e mezzo e che ha portato ieri all’applicazione di una misura cautelare personale forse sproporzionata per una «semplice» tentata concussione. Avranno avuto i loro motivi il pm e il gip che ha autorizzato l’arresto. In effetti la procura non aveva girato troppo il coltello nella piaga limitandosi a chiedere l’arresto di Romano per un’induzione illegittima al compimento di atti amministrativi. Il gip, però, ha valutato il lavoro della Gdf e della procura qualificandolo secondo una fattispecie penale più grave. Di qui le manette, seppur ai domiciliari. Ma che tra Romano e Menduni non corresse buon sangue lo sapevano anche le pietre: mitiche alcune conferenze stampa tra Napoli e Caserta, pur esse oggetto di valutazione da parte degli inquirenti a causa del tenore delle reciproche accuse esplose nel corso di questi mesi.
«Io questo Romano lo mando in galera» si lamentò Menduni, in un’intercettazione relativa ad un’altra ordinanza cautelare che pure riguardava un collega del Centro direzionale (Angelo Polverino, arrestato dalla procura di Napoli). Con Romano sarebbero indagati altre persone, tra cui -pare- un consigliere regionale ex Idv oggi con Alfano. Come pure alcuni giornalisti della stampa locale sarebbero finito nell’occhio del ciclone -ma non indagati-per articoli ritenuti dalla presunta parte offesa come mezzi per esercitare pressioni su di lui ed indurlo a sottomettersi ai voleri di Romano.
Va precisato, infine, che il pm voleva ammanettare Romano sin dal 3 febbraio scorso. Il gip si è preso un po’ di tempo per decidere.
Peppe Rinaldi (dal quotidiano “Libero” del 21 maggio 2014)