ARCHIVIOLa donna che farà perdere il Pd al Sud

admin20/04/2014
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Picierno Pina

«Uno che scommette su Pina Picierno è capace di tutto». Non la troverete scritta da nessuna parte questa frase perché è frutto di una tradizione orale che in Campania si moltiplica ad ogni imminenza elettorale. Sta di fatto che la parlamentare sidicina (nel senso di Teanum sidicinum, l’antica Teano) con spiccata tendenza al riso e altrettanto spiccata propensione al funambolismo, rischia di diventare un fastidio per il premier-segretario Pd, lo scommettitore di cui sopra: il quale ha duplicato l’ardimento, affidandole il settore Sud e Legalità per il Pd e imponendola come testa di serie n.1 nella circoscrizione sud.

 

Perché fastidio? Perché non basta il «dimmi con chi vai e ti dirò chi sei» a giustificare la montante diffidenza che travolge il 95% dei democrats campani: siamo già alla fase successiva del «chi si somiglia si piglia» e -sillogisticamente- se Renzi somiglia alla Picierno allora la circoscrizione non può passarsela tanto bene.

L’affare infatti s’è ingrossato e se proprio non ne discenda la sovrapponibilità tra un Veltroni che depennò nottetempo De Mita nel 2008 per farle spazio e un Renzi che ripete l’esorcismo capovolto sbianchettando Emiliano da capolista, almeno una similitudine in più tra Uòlter e Matteo sarà legittima sul terreno delle scelte “stravaganti”. 

La parlamentare ha un problema: non sa cosa sia il consenso, il rapporto col territorio è materia astrusa, forse un’elezione condominiale le sarebbe sopportabile se il precedente amministratore, meglio se proprietario dell’immobile, se ne facesse carico. Com’è sempre stato sin da quando l’ex gran visir di Nusco la impose – lei che ne studiava la criptolingua per la laurea- al vertice dei giovani della Margherita. Giusto il tempo di dire che «non si può buttare la storia di chi è stato protagonista delle generazioni precedenti» che, messa in lista al suo posto, afferrò l’altra liana e generosamente sostenne «De Mita? E’ stato importante nella storia degli anni ’80 ma non si va via da un partito perché il leader decide di investire sui giovani». I giovani, ovviamente, erano lei. 

Di lì al vertice della giovanile del Pd il passo fu breve, per due ragioni: non servivano voti e gli statisti che ne ebbero cura spaziavano da Rutelli a Franceschini, da Epifani a Bersani finendo al Renzi pigliatutto. 
In Campania è riuscita là dove perfino S.Gennaro ha fallito: mettere allo stesso tavolo De Luca e Bassolino, due che si odiavano prima ancora di nascere, inedita coalizione per scaricare voti su altri candidati purché la campionessa di banalità -non a caso si dice amica di Saviano– che zompetta da Libera all’Arcigay e che sovente offre l’idea di non essere una specialista della sua materia, non capitalizzi un consenso peraltro indotto da altri. Si vedrà.

Dalla Calabria le arriverà qualcosa ma non troppo (il segretario Magorno, suo sponsor, è considerato punto di equilibrio del vecchio apparato di Loiero), idem dalla Basilicata dove il napoletano Andrea Cozzolino, oltre che l’ex bassoliniano Paolucci, godono dell’appoggio di Roberto Speranza, capogruppo dalemiano alla Camera.

«Obbedisco, farò campagna elettorale per lei» ha detto Michele Emiliano dopo esser stato fatto fuori: inutile dire che è una battuta,  il sindaco di Bari non muoverà un dito, la Puglia sembra punti su Elena Gentile e sull’arrembante De Caro.

In Sicilia è il caos e poco si capisce ma anche lì, pare, sia in ambasce. L’altro giorno ha litigato a Roma -scrive Fanpage.it– con la segretaria Tartaglione per via di un appuntamento preteso dalla Picierno con i deputati campani che la dirigente rimanda sine die.
Nel suo territorio, il casertano, è un bagno di sangue: la cosa più gentile che dicono di lei l’ha racchiusa un editoriale di Gianluigi Guarino, direttore del cliccatissimo Casertace.net, dal titolo a prova di querela: «Picierno, dalla porcellina (nel senso di Porcellum, ndr) alla gallina». 
La Boldrini è diventata terza carica dello stato, nulla esclude che Renzi ordini: «Pina governatrice della Campania».

Peppe Rinaldi (dal quotidiano “Libero” del 20 aprile 2014) 

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