SALERNO- “Fiori” di Mario Carotenuto è la mostra che la galleria Il Catalogo inaugurerà sabato 22 febbraio alle ore 19,00, quindici tele che il pittore salernitano ha dedicato esclusivamente ai fiori.
I fiori sono il modo più semplice e immediato con cui un poeta o un pittore può evocare la natura, quel particolare rapporto spirituale tra l’uomo e l’architettura del creato, sia quando essa è lasciata ai suoi ritmi e alle sue leggi, sia quando viene plasmata e modificata strutturalmente dai segni dell’uomo, si trovano, implicitamente o esplicitamente, in ogni cultura e in ogni epoca, quali simboli stessi della vita.
Dal 22 febbraio al 22 marzo 2014, tra le mura della galleria Il Catalogo, attraverso le 15 tele dedicate ai fiori ri-scopriremo la sintassi pittorica di Mario Carotenuto (nella foto), quella che procede dall’attesa dell’inatteso, come ad esempio ne “La caduta dei fiori”, quella della forma aperta da dare al reale, che nasce dalla disponibilità assoluta del soggetto, che emerge dalla sospensione e dallo stupore che si genera al suo apparire e al suo accadere, una sintassi che vuol cogliere, nelle cose e attraverso esse, quello sguardo magico che sembrano lanciare, nell’atto di darsi all’occhio dell’artista, che sembra volere afferrare quell’esatto momento, nel quale il soggetto lancia una sorta di sguardo dionisiaco con cui crea e “costituisce” lo spazio dei significati, come in “Autoritratto” in cui sono racchiusi i simboli del suo percorso pittorico punteggiato dalla leggerezza delle farfalle, uno spartito, una lampada e una clessidra, rappresentante la stessa vanitas dei fiori e dell’uomo, consentendo la cattura del “senso”, nella sua realtà.
Una mimesis, quella di Carotenuto, dove realtà e memoria coincidono, perché l’evento reale è caricato di memoria, e dove la realtà si piega all’immagine, per tramite del suo occhio, divenendo spazio semantico che si fa racconto. Tra questi fiori “negati”, “esiliati” per quasi un cinquantennio, che segnano quindi, un evento esclusivo per la galleria di Lelio Schiavone e Antonio Adiletta, si coglieranno inattese dilatazioni spaziali, dai netti ripiegamenti, dalle impreviste dislocazioni di elementi focalizzanti, dagli improvvisi scarti ritmici. La altissima qualità del lavoro riscatta i confini ristretti del tema dell’esposizione che rivelerà un autentico colorista, il quale riesce a comunicare magistralmente la poesia delle cose semplici dell’esperienza visiva quotidiana e più confidenziale, recuperando il “respiro”, oltre qualsiasi misura temporale e spaziale, in un’emozione di leggerezza, caratteristica di un colore ben orchestrato. Si riscoprirà un artista, rimasto fedele alla sua originaria scelta di campo, ossia a una pittura comunque figurativa capace di rinnovarsi senza perdere il senso della continuità con la grande tradizione italiana, trovando al proprio interno le forme idonee ad esprimere i sottili moti dell’animo, allo specchio di una bellezza non ideale ed astratta, ma poeticamente sensibile alle sollecitazioni della vita e del tempo.