Quando lo stalker è donna e la vittima un prete, peraltro famoso, i connotati della cronaca possono cambiare all’improvviso. Infatti, assume contorni enigmatici oltre il normale la vicenda con al centro don Luigi Merola (foto) prete «anti camorra» -in base alla consueta banalizzazione giornalistica- e una signora napoletana, ex parrocchiana della chiesa di San Carlo Borromeo alle Brecce di Gianturco, a Napoli, dal don guidata fino a qualche tempo fa.
Relazione pericolosa degenerata oppure condotta monomaniacale della donna che non si rassegna alla fine di un amore impossibile? Uccelli di rovo o Attrazione fatale, tanto per citare due titoli di film che sdoganano prima e meglio il concetto? L’argomento è già sommerso dalle carte bollate, nel senso che la magistratura se ne sta occupando proprio a seguito di una denuncia per stalking presentata da don Luigi nei mesi scorsi. La signora, sposata e madre di due figli, lo seguiva ovunque, non c’era occasione pubblica della quale non approfittasse pur di avvicinarlo. La storia l’ha raccontata Cronache del Salernitano, quotidiano che da tre giorni mantiene il riflettore accesso su questa tresca al sapor di incenso, lacrime e vicoli napoletani.
Ora l’affare si è ingrossato, si direbbe, perché la donna pare sia crollata dinanzi al pm che la interrogava: «Ma quale stalking»– scrive il quotidiano- «io e don Luigi siamo stati amanti, la storia è andata avanti per un pezzo, poi è finita». E giù indicazioni di date, luoghi, perfino dell’hotel dove l’afflato spirituale avrebbe ceduto il passo all’umana concupiscenza. La scottante rivelazione, se confermata dagli sviluppi successivi, rovescia di colpo il quadro e proietta il prete dall’altra parte della scrivania: il don è finito sotto indagine per calunnia avendo denunciato una persona sapendola innocente. E’ la nuova ipotesi della procura, nulla di certo ovviamente.
Don Merola, dal suo canto, non nega di conoscere la signora ma dall’aria che si respira sembra trasparire l’idea che tutto nasca da particolari inclinazioni mentali della bramosa ex parrocchiana. «Macché amore»– fa sapere attraverso i suoi legali- «era una signora che frequentava la parrocchia, siamo diventati amici ma tra noi non c’è mai stato alcunché, men che meno sesso». A sostegno della tesi del prete c’è anche una serie di testimonianze di tentativi ripetuti ed ostinati di avvicinarlo in occasioni pubbliche: non va dimenticato che don Merola vive ancora sotto scorta per il noto impegno a favore dei bambini di strada di Napoli per sottrarli alle sirene dei clan. «La pazienza dei difensori e per converso dell’indagato»– scrivono gli avvocati Ciruzzi e Amodio, difensori di don Merola- «di fronte ad una costante violazione del segreto di indagine esclusivamente in senso accusatorio, non è infinita. Si assiste all’enfatizzazione continua delle presunte parole di un’indagata».
Si dolgono – tra l’altro- della fuga di notizie dalla procura i due legali, ma per risolvere quest’autentica tragedia nazionale servirebbe la mano del principale di don Merola: il Padreterno.
Peppe Rinaldi (dal quotidiano “Libero” del 22 marzo 2014)