“La bellezza salverà il mondo”: cita Dostoevskij Ugo Carpinelli nell’affollato incontro-intervista del 12 gennaio in cui rende nota la sua decisione di cimentarsi nuovamente nell’agone politico locale. Sindaco PDS dal 1995 al 2005, quindi consigliere regionale sino al 2010 quando viene sconfitto di misura nell’avanzata del centro-destra in Campania all’esito del controverso decennio bassoliniano, Ugo Carpinelli viene di fatto escluso dalla stessa compagine amministrativa locale, guidata dal suo ex delfino Paolo Russomando, e indotto ad un periodo di volontario allontanamento dalla politica attiva.
L’incontro- intervista è stato modulato dalle domande di Vittorio Dini, emerito di Storia delle Dottrine politiche all’Università di Salerno, e di Eduardo Scotti, giornalista della redazione napoletana di Repubblica. Preceduto dalla proiezione di una clip in cui giovani della intellighenzia locale hanno ammannito le loro ricette per una ripresa economica e culturale di Giffoni Valle Piana, l’incontro è stato tutt’altro che celebrazione del giovanilismo in voga nel PD renziano. Anzi, in aperta polemica con il suo successore, accreditato di volta in volta come il Sindaco più giovane d’Italia o della Campania, e con gli slogan dei “rottamatori”, Carpinelli ha rivendicato a sé i meriti storici del “rinascimento giffonese” segnato dall’acquisizione di 150 miliardi di vecchie lire da fondi comunitari o dalla Cassa depositi e prestiti, quando Giffoni superava i ristretti confini dei Picentini per segnalarsi come centro d’iniziativa politica ed economica, promuovendo il suo sindaco al consiglio regionale della Campania. Epoca ormai remota se raffrontata con quella attuale, in cui tra crisi economica generale e perdita d’iniziativa politica, residua molto poco della grandeur degli anni ruggenti.
Incalzato da Dini sul fronte delle ricadute sul reddito della popolazione, l’intervistato è stato costretto ad ammettere che le opere realizzate, a partire dal mitico borgo medievale di Terravecchia, non sono diventate attrattori economici con il risultato di pesare sulle finanze comunali. Invitato da Scotti a non perdere l’occasione del riparto di fondi europei 2015/20, anche in considerazione della centralità mediatica ricoperta da Giffoni in passato, Carpinelli ha ammesso che non si è fatto tutto il possibile per la valorizzazione dei prodotti agricoli locali, nocciola e olio dop, prodotti di eccellenza dell’agricoltura locale. Intanto si è, quantomeno, realizzata una sontuosa sede per l’osservatorio del nocciolo, nella cui principale sala è stata riprodotta una gigantesca cornucopia ceramicata, auspicio di abbondanza e di prosperità. Segni del rinascimento giffonese sotto l’impronta della bellezza da difendere, che Carpinelli ha individuato anche in un progetto di lottizzazione per un’area industriale dismessa, che, a suo dire, sfregia uno dei siti più belli della parte collinare dell’abitato. Annunciata la sua opposizione al progetto appena presentato per la realizzazione di ottanta appartamenti “di vecchia concezione e di pessima qualità”, ha proposto all’inverso una lettura razionale del piano casa della Regione Campania di cui pure è stato artefice in veste di consigliere regionale.
A dimostrazione del rinnovato interesse per la bellezza, la sua rivendicazione della denuncia di quello che è definito “l’ecomostro dei Picentini”, costituito da un prefabbricato addossato prospetticamente alla chiesa paleocristiana di S. Maria a Vico. Bloccato a seguito di una sua solitaria denuncia alla Sovrintendenza “tra i dodicimila abitanti che vi transitano davanti ogni giorno”, il prefabbricato, destinato a struttura pubblica, compromette il restauro che si sta facendo, tra fasi alterne, del tempio paleocristiano d’accosto. Restauri propiziati sempre con fondi regionali, per cui all’epoca però ci si dimenticò di investire la stessa Sovrintendenza oggi compulsata, successivamente intervenuta su segnalazione di consiglieri di minoranza con il risultato di una variazione significativa del progetto di restauro, rimodulazione dell’importo iniziale e con l’imposizione di un proprio tecnico per la supervisione. Prova anche questa di quella mancanza di coesione territoriale che Carpinelli invoca come risoluzione al problema dei costi della politica a livello locale, con l’accorpamento in primo luogo dei Comuni picentini e sotto il coordinamento della Comunità montana, per una più incisiva azione territoriale.
Si comprende così anche la citazione parziale dell’autore russo in forma assertiva più che interrogativa. Dostoevskij si chiedeva “quale bellezza salverà il mondo?” con un chiaro riferimento alle tracce del divino sulla terra. Per Ugo Carpinelli la bellezza è più immanente, è data dalla possibilità di agire anche per l’affermazione di quanto oggi è ritenuto prioritario.
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