ARCHIVIOAvvocati, cancellieri e magistrati: un caso «particolare» sul tavolo della Camera penale nazionale

admin02/12/2013
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Ufficio Gip Salerno

Se un avvocato non è messo in condizioni di poter assistere un cliente appena arrestato perché le carte che lo «incastrano» non gli sono state consegnate in tempo, significa che siamo dinanzi a un fatto da presentare all’opinione pubblica oppure no? Ci sono problemi più seri dei quali occuparsi e questa storia è un fatto accidentale che può capitare a chiunque e ovunque? Mettiamo le cose in fila. 

L’avvocato Michele Capano si è trovato al centro di una vicenda teoricamente insignificante ma praticamente carica di risvolti: un suo cliente era stato arrestato su richiesta della locale Dda e dovendo assisterlo per l’interrogatorio fissato per il giorno successivo non si era trovato in condizioni adeguate dal momento che l’ordinanza non gli era stata consegnata. Come mai? Perché l’ufficio gip non l’aveva ancora pronta. E’, in brutale sintesi, ciò che ha lamentato il penalista in un esposto al quale c’è stata una doppia replica: da parte del funzionario dell’ufficio responsabile (Maria Teresa D’Andrea) e da parte del giudice (Renata Sessa) che aveva firmato la richiesta delle manette per il cliente dell’avvocato. Il gip, elencando sentenze di Cassazione che disciplinerebbero i tempi di consegna ai difensori delle ordinanze in rapporto alla mole dei provvedimenti stessi, alla distanza del difensore dal luogo dell’interrogatorio dell’assistito ed altro, ha sostenuto, in parole povere, che se vuoi assistere il cliente domattina alle 11 ti basti la consegna dei documenti (700 pagine, nel caso in esame, si tratta del blitz “Vasi comunicanti”) anche al pomeriggio precedente alle 14 circa. Logica vorrebbe che sia tecnicamente impossibile ma, del resto, in qualche modo bisognerà pur fare per tirare la carretta della macchina della giustizia: in genere funziona così, il punto è che pure gli avvocati «tengono famiglia» e dunque sono spesso costretti a sottostare ai ritmi e alle dinamiche incrociate di magistrati, cancellerie e uffici vari.

Ma il problema non è tanto questo, nel senso che poi un «equilibrio» in qualche modo lo si è trovato in quanto l’interrogatorio di garanzia, differito per ovvie ragioni, si è tenuto tant’è che il fermato è stato messo ai domiciliari senza passare per il Riesame. Il problema, si diceva, è rappresentato da due circostanze che facevano da corollario: la prima è che il deposito degli atti per i difensori degli arrestati nel blitz del 5 novembre (42 su 66 richieste) è avvenuto intorno a mezzogiorno; la seconda è che la Camera Penale sembrerebbe aver scelto la via del minor «fastidio» possibile per magistrati e impiegati. Ora, se il deposito è avvenuto verso le 12 (come scrivono gli stessi interessati) c’è da sciogliere il nodo di una conferenza stampa di un paio d’ore prima: è l’andazzo da almeno un ventennio, succede in tutte le procure e tribunali italiani, fermo restando che, forse per la prima volta, si mette -inavvertitamente- nero su bianco che gli atti prima sono stati resi pubblici e poi consegnati ai difensori. Con tutto ciò che comporta. Ma a queste piccolezze non bada più nessuno: anni ed anni di Scalfari, Mauro, Mieli, De Bortoli, Travaglio, Santoro e figure minori su scala nazionale e locale questo ci consegnano. E la Camera Penale di Salerno? Il 26 novembre si sarebbe riunita per discutere anche di questa faccenda, in futuro, forse, se ne conoscerà la posizione ufficiale: in teoria i suoi membri dovrebbero essere in strada con striscioni e cartelloni per protestare, il loro «core business» è esattamente questo. Si vedrà.

Intanto, su un altro quotidiano locale i vertici dell’associazione, precisamente il «vice vertice» Michele Sarno, fa sapere che «l’iniziativa dell’avvocato Capano è da intendersi a titolo personale». La qual cosa induce a sospettare un tipo di ragionamento di questo tenore: come ti salta in mente, caro collega, di rompere le scatole con diritti e garanzie, non dobbiamo inimicarci i cancellieri né gli impiegati altrimenti questi ci fanno aspettare (a noi penalisti più «anziani») come dei novelli freschi di praticantato per darci carte che ci servono; per non dire delle irritazioni che provochi nei magistrati con ciò che implica sull’esito dei processi. Un po’ lo stesso ragionamento mainstream dei media, terrorizzati all’idea che non escano più fuori le carte.

L’articolo è stato appeso alle porte degli uffici interessati all’interno del tribunale (vedi foto). La palla ora passa alla Camera Penale nazionale, il cui presidente Valerio Spigarelli è stato investito della questione pochi giorni fa. Almeno lui prenderà posizione?

Peppe Rinaldi (dal quotidiano “Cronache del Salernitano” del 2 dicembre 2013)

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