ARCHIVIOCongressi Pd: l’esilarante caso dell’iscritto respinto al seggio per i suoi «precedenti politici»

admin06/11/2013
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Pd urna congresso generica

Facciamo  per un attimo finta di credere che i congressi del Pd siano una «festa della democrazia». E facciamo altrettanto buon viso a cattivo gioco dinanzi agli «incresciosi incidenti di percorso» determinati dal sistematico taroccamento di qualunque appuntamento democratico -appunto- finora organizzato. Quel popolo lì ne ha bisogno, altrimenti perde l’equilibrio e finisce che si scontra con la realtà. E con la verità.

 

Ora, il carnet precongressuale, storicamente ed attualmente, ne ha fornite di ogni tipo: tessere false, brogli vari, clientes mobilitati, morti resuscitati ad hoc, fiumi di extracomunitari che manco sanno chi siano Renzi o Pittella (su quest’ultimo l’area geografica si allarga) costretti a tesserarsi o far la fila per partecipare a qualcosa di cui non gliene fregava assolutamente nulla. A questo s’è ridotto, in larga parte, il partito virtualmente erede di De Gasperi e Togliatti.
Ma che un iscritto venisse respinto al seggio presso il quale s’era recato per votare e/o candidarsi per «precedenti politici», ecco, questa le batte davvero tutte. 

E’ successo tutto a Salerno, capitale del regno del monarca assoluto Vincenzo De Luca il quale, non solo non calcola nessuno tra quanti ogni giorno gli contestano l’incompatibilità del ruolo di sindaco con quello di viceministro, ma continua pure ad umiliare destra e sinistra a suon di risultati concreti (proprio ieri ha inaugurato, dopo anni di stallo dei cantieri, la metropolitana cittadina) ed azzeccate campagne mediatiche. 

Cristian Santoro, militante Pd regolarmente iscritto e regolarmente pagante (euro 15,00 per la tessera) arrivato al seggio presso il Centro sociale del quartiere Pastena, si sarebbe visto respingere: no, tu no, non puoi né candidarti né votare. E perché? Perché sei un «pregiudicato». Roba da ridere a crepapelle. Santoro, ex consigliere circoscrizionale della Margherita con un breve passaggio nell’Udc, è entrato nel Pd aderendo al così detto rinnovamento/rottamazione auspicato da Renzi.

E’ lui stesso a raccontarlo ad Andrea Pellegrino di Cronache del Salernitano: «All’atto dell’identificazione mi è stato detto che non solo non potevo candidarmi come delegato provinciale al congresso ma neppure potevo votare. La colpa sarebbe dei miei trascorsi politici. Per evitar storie me ne sono andato ma ho già investito del caso gli organi di garanzia…»

Peppe Rinaldi (dal quotidiano “Libero” del 5 novembre 2013)

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