ARCHIVIOSpintarelle politiche e indebite promozioni: è la «dirigentopoli» campana

admin06/10/2013

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In epoca di abusati neologismi ecco la «Dirigentopoli» napoletana: o, meglio, campana dal momento che l’ultima indagine della procura della repubblica ha nel mirino dirigenti e funzionari della Regione. Un’inchiesta che viaggia da tempo sotto traccia e che è diretta emanazione della celebre «Rimborsopoli» che già diverse vittime ha mietuto. A Napoli come altrove.

 

Stavolta non si tratta di capi di abbigliamento intimo, barattoli di Nutella, feste di matrimonio, sigarette, francobolli, week-end al mare o finte fatture per consulenze per la comunicazione pagati con i soldi di Pantalone nonostante le proprie tasche fossero già stracolme: il problema è più serio -sempre che le risultanze investigative confortino le ipotesi accusatorie- perché riguarda il Moloch amministrativo con le relative scelte di figure apicali nell’apparato, dirigenti e funzionari da 130mila euro di stipendio annuo cadauno, oltre ai premi di produzione. Per non dire, poi, dell’influenza – nel bene e nel male- che tali figure esercitano sull’andamento generale della vita pubblica. In concorso con la politica, va da sé. Nello specifico, si tratta di un concorso interno per nove progressioni in carriera del personale indetto nel 2005, cioè durante il favoloso Rinascimento di Bassolino: va precisato che l’ex governatore non c’entra nulla con questa storia, almeno sotto il profilo della responsabilità diretta perché parliamo del consiglio e non della giunta.

Il pubblico ministero Giancarlo Novelli, del pool reati contro la Pa coordinato dal procuratore aggiunto Francesco Greco, ha acceso i riflettori su cinque casi tra i nove «promossi» dopo il concorso: l’ipotesi è che non avessero i requisiti previsti dalla legge per poter accedere alle cariche di vertice. Il punto investigativo di fondo sarebbe non solo e non tanto la carenza strutturale dei dipendenti pubblici elevati di rango (e di stipendio) quanto il loro legame con i partiti politici e con le figure di riferimento che avrebbero consentito, favorito, caldeggiato le presunte, indebite promozioni.
Il che lascia intendere che se dovesse aprirsi anche questa falla nel sistema complessivo che tiene in piedi la Regione Campania (ma vale per qualsiasi altra) se ne potrebbero vedere delle belle. In un senso o nell’altro.

I casi finora «accertati» dagli inquirenti, che hanno già provveduto a formalizzare le contestazioni in danno degli interessati, vertono sui rapporti tra pezzi della politica, dei partiti e del sindacato e i vincitori del concorso interno. Parliamo, ad esempio, di un importante dirigente della Cisl campana e di altri tre soggetti che gravitavano attorno all’Udc e all’Udeur. Ma pure di uno stretto parente di un ex capogruppo di Forza Italia. E’ sui loro casi che si sta appuntando l’attenzione della procura viste le folgoranti carriere fatte pur essendo sine titulo (secondo i magistrati): chi all’Ept di Caserta, chi è stato nominato super dirigente del consiglio regionale, chi ha avuto distacchi presso commissioni importanti dell’assemblea e così via. Tradotto in parole povere, significa danaro pubblico in più con il sostegno della politica a far da sfondo all’ipotesi delittuosa prefigurata. Un bel grattacapo per gli inquirenti.

In verità l’indagine era già partita nel 2008 ed era diretta dal pm Curcio, il quale aveva affidato la delega al nucleo investigativo dei carabinieri di Napoli. Poi ci fu uno stralcio dal procedimento principale e da quel fascicolo ne derivò un altro con una nuova iscrizione affidato a Novelli. Il tutto mentre tornano, insistenti, le voci di nuove soluzioni «traumatiche» legate anche a Rimborsopoli.

Peppe Rinaldi (dal quotidiano “Libero” del 6 ottobre 2013)

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