ARCHIVIOSalerno: la guerra dei procuratori per la successione a Roberti

admin07/10/2013
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Tribunale Salerno bis

Salerno resterà senza procuratore capo per un bel po’ di tempo. Quanto? Non si sa, l’amministrazione della giustizia può attendere. C’è da metter d’accordo prima le correnti dei magistrati sul nome del successore di Franco Roberti, dopo verrà il resto. L’intesa sarebbe lontana, almeno stando alle indiscrezioni che filtrano dai corridoi romani tra Csm, Anm (Associazione nazionale magistrati) e i residui palazzi della politica.

 

C’è chi parla di una soluzione temporanea che salvaguardi le opposte esigenze (ma quali?) con la nomina dell’attuale facente funzioni, il procuratore aggiunto Umberto Zampoli: il magistrato dovrebbe andare in pensione agli inizi del prossimo anno e, dinanzi all’impasse sui nomi, la sua candidatura darebbe un po’ di respiro alle fazioni, in attesa di un round successivo che tenga conto dell’evoluzione generale ma soprattutto delle altre caselle ancora da occupare. E la famosa giustizia che deve funzionare a pieno regime? Si vedrà. Sta di fatto che indagini, inchieste, avanzamento delle fasi dei processi, coordinamento delle azioni sul territorio o internamente agli uffici, emergenze varie, avranno un ritmo scandito non dalle specifiche esigenze (che sono poi quelle pubbliche) bensì dall’acconciarsi o meno dei mini partiti interni all’Anm alla logica degli equilibri del momento. Funziona così, non serve nasconderlo. Se questa paralisi avesse investito qualsiasi altra istituzione pubblica, locale o non locale, a quest’ora avremmo cortei in strada e accorati editoriali, per non dire della solita pioggia di comunicati stampa. Trattandosi di magistrati, di mosche se ne vedono volar poche. 

I termini per la presentazione delle domande sono scaduti mercoledì scorso: sono sette gli aspiranti successori di Franco Roberti, buona parte dei quali con Salerno ha più di un legame. Alcuni furono già annunciati in estate da Cronache, di recente l’elenco l’ha completato il Corriere del Mezzogiorno. Si tratta di Umberto Zampoli, Leonida Primicerio, Ugo Adinolfi, Corrado Lembo, Enrico D’Auria, Alfredo Greco e Gianfranco Donadio. Tutte eccellenti figure, ognuno con adeguata esperienza e con i titoli giusti per occupare quella che, pur malandata a causa dei pasticci e delle ambiguità degli ultimi anni, rimane sempre la seconda procura della Campania. Conterà, ad esempio, l’esperienza «politica» di un Leonida Primicerio, salernitano, già membro togato del Csm, oggi sostituto procuratore nazionale antimafia o quella di Corrado Lembo, originario della provincia di Salerno e procuratore capo a Santa Maria Capua Vetere? Prevarrà la consuetudine con faccende di mafia e pentiti di Gianfranco Donadio, collega di Primicerio alla Dna e membro dell’organismo interno alla super procura che si occupa dei collaboratori di giustizia, oppure lo stesso Donadio resterà vittima delle «visioni» di Nino Lo Giudice, detto «il nano», da Reggio Calabria, che l’avrebbe accusato di pressioni per far accusare Berlusconi e Dell’Utri? Il procuratore capo di Pisa, Ugo Adinolfi, pure lui di origini salernitane, prevarrà sulla scelta di continuità (?) con Enrico D’Auria, attuale procuratore aggiunto e già con analoga funzione al tempo dell’amministrazione di Luigi Apicella? O forse si punterà su Alfredo Greco, uno dei massimi conoscitori del territorio (tra l’altro ha già coordinato l’antimafia salernitana anni addietro) già procuratore capo a Vallo della Lucania e con un credito ancora da incassare dal Csm per via della controversa faccenda della procura di Nocera Inferiore? Chi può dirlo. In linea teorica la Commissione incarichi direttivi del Csm dovrà valutare il curriculum di ognuno, i titoli, l’esperienza, l’anagrafe disciplinare (chiamiamola così) e l’anzianità.

In realtà le cose andranno diversamente, checché si cerchi di opinare all’esterno. Non deciderà il Csm in quanto tale ma la scelta la farà l’Anm, potentissimo sindacato delle toghe italiane, capace di far impallidire il mitico manuale Cencelli ogni volta che c’è da spartirsi incarichi giudiziari ed extra giudiziari. Non conterà o, meglio, conteranno poco (salvo eccezioni sempre possibili) le qualità personali di ognuno dei candidati: molto, invece, dipenderà dall’iscrizione a Magistratura Democratica (come un tempo lo stesso Adinolfi), ad Area, corrente di sinistra «spinta» comprensiva dei così detti Verdi, cui apparteneva lo stesso Franco Roberti e cui appartiene Donadio; a Magistratura Indipendente (Lembo) o ad Unicost (Primicerio, D’Auria e Zampoli).

E Afredo Greco? Ecco, se si intenda farsi un’idea di come funzionano queste cose bisogna sintetizzare la sua vicenda. Il noto magistrato «dal volto umano», come lo definiscono tutti quelli che lo conoscono e soprattutto come riconoscono le decine di delinquenti e camorristi che ha assicurato negli anni alle patrie galere, avendo stracciato -giustamente- le tessere di corrente, è stato vittima della logica spartitoria (absit iniuria verbis) all’atto dell’assegnazione del posto di procuratore capo a Nocera Inferiore. Lo è stato prima e lo è stato dopo, addirittura all’indomani di una sentenza del Consiglio di Stato che lo immetteva in quel ruolo e che disinvoltamente il Csm ha disatteso per due anni: tanto, alla fine, non succede mai nulla. E poi le sentenze si applicano a ritmi accelerati se ti chiami, ad esempio, Silvio Berlusconi. Per gli altri, appunto, c’è sempre tempo. 

Peppe Rinaldi (dal quotidiano “Cronache del Salernitano” del 7 ottobre 2013)

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