ARCHIVIOImprenditore messo alla gogna e poi assolto: altra grana legale in arrivo per Santoro

admin20/10/2013
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Santoro-Ruotolo

Importo della causa non determinabile. Non è una formula rara nel diritto civile ma, nel caso in questione, termine più azzeccato non avrebbero potuto inventarlo i giuristi. Come e quanto può essere «determinabile» il danno patito da una persona sbattuta in Tv, esibita come accertato colpevole di accuse tremende, formulate tra l’altro da un magistrato qual era De Magistris (a buon intenditor poche parole) e la cui unica voce «testimoniale» fu quella del principale teste d’accusa contro il presunto danneggiato in un’indagine che ha devastato -tra altri- la politica italiana fino alla spallata al governo Prodi nel 2008?

 

Nessuno lo sa, almeno non ancora, ed è ciò di cui domani il giudice civile di Lametia, in Calabria, dovrà tener conto ascoltando due testi nella causa intentata dall’imprenditore Antonio Saladino contro Michele Santoro, Sandro Ruotolo (insieme nella foto in alto) e la Rai. Al tribunale ordinario, intanto, tra polvere e ritardi, va avanti anche quella penale contro i due giornalisti e l’azienda. Dall’aria che tira e in virtù della man leva dell’editore, è lecito supporre che ci si possa preparare a tirar fuori un bel po’ di danaro: pubblico, sia chiaro, visto che a rimetterlo dovrà essere la Rai e non la coppia televisiva notoriamente «amante» di giudici, manette, patiboli e, da un po’, anche di mutande. Altrui, ovviamente. 

Stiamo parlando di due puntate di Annozero condotte dallo showman salernitano e dal suo storico attaché il 4 e il 25 ottobre 2007. A riguardarle vengono i brividi se si considera che ciò che già all’epoca si sapeva, cioè che l’inchiesta Why Not fosse una roba da ridere utile solo per chi ne era titolare e per il solito codazzo di laudatores col taccuino, oggi è divenuta realtà, addirittura col sigillo della Cassazione. Che ha liberato definitivamente, o quasi (i meccanismi giudiziari sono infernali, si sa) l’imprenditore lametino dall’incubo.

Solo che nel frattempo, grazie proprio a trasmissioni come Annozero -per non dire della cascata di articoli sui diversi media- le vite, le imprese, le famiglie, le relazioni sociali, furono devastate. Ed è su questo aspetto che gli avvocati Salvatore Ferrara, Maria Saladino e Gianni Lacaria punteranno, avendo già depositato bilanci societari, certificati medici, liste testi e molto altro che comprovino il danno patito. Si cercherà in pratica di quantificare la «sofferenza» di un soggetto letteralmente crocifisso in Tv senza possibilità di difesa. La solita storia. A rivederle, quelle puntate, oltre che a leggere gli atti depositati, c’è da saltar sulla sedia. Michele Santoro e Sandro Ruotolo, con ruoli diversi, raccontano i retroscena dell’indagine che travolse (vanamente) il Guardasigilli del tempo, Clemente Mastella, sostenendo di tutto e di più. Il punto è che non c’era un-fatto-uno risultato poi vero: ad esempio, presentarono la teste d’accusa, Caterina Merante, come «una donna tosta del sud» che si ribellava alle angherie e ai soprusi del suo capo (Saladino). Si è visto dopo, invece, come stessero le cose. Il pubblico applaudiva senza capirci niente, come sempre, dallo studio la teste veniva imboccata sui fondi Ue (mai esistiti), su Saladino che andava a Bruxelles per incontrare Prodi, fino a presentare un avanzo di galera come un ex assessore che stava scontando 6 anni per voto di scambio con la mafia, come uno che aveva la chiave di lettura giusta per la vicenda. A tacer del resto.

Roba che manda in sollucchero il  lettore tipo del Fatto o di Repubblica ma che in realtà non aveva fondamento. Al punto che nelle comparse degli avvocati Rai non si contesta la verità o meno dei fatti lamentati ma altro, roba tecnica. Insomma, fu un massacro autentico, in linea con una certa tradizione politico-culturale, che oggi rischia di aggiungersi ai danni che la Rai va in giro a rifondere. Si vedrà.

Peppe Rinaldi (dal quotidiano “Libero” del 20 ottobre 2013)

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