Nel 2007 esercitò violenza nei confronti di un membro della polizia urbana di Pomigliano D’Arco: oggi arriva la prima sentenza di condanna per il vicesindaco di Napoli, Tommaso Sodano (foto). Pare, a questo punto, che non manchi più nessuno. Con la pena inflitta all’alter ego del De Magistris politico, nella squadra del De Magistris ex pm non scarseggiano quelli finiti nelle maglie della giustizia: a partire dallo stesso primo cittadino. Trattandosi di giunte e di compagini di sinistra, arancioni, rivoluzionarie o come dir si voglia, il problema sarà «sicuramente più complesso».
Intanto Tommaso Sodano, storico dirigente comunista – in senso letterale- della Campania ed ex senatore di Rifondazione si è visto appioppare una condanna dalla procura di Nola per aggressione e violenza a pubblico ufficiale. La procura della repubblica aveva chiesto molto di più (quattro anni e mezzo) ma il collegio giudicante ha ridimensionato il tutto fino ad un anno: e giustamente, va detto, essendo un episodio «minore» che, se non si trattasse di personaggi che devono tutto alle disgrazie giudiziarie altrui, non meriterebbe troppa considerazione. Invece l’aver strattonato una vigilessa durante un consiglio comunale, nel caso del Tommaso Sodano esponente di un’area politica che alla prima multa per eccesso di velocità (sempre altrui) è stata capace di organizzare fiaccolate o blocchi stradali, si fa materia interessante. I fatti andarono in questo modo: durante una seduta del consiglio comunale di Pomigliano D’Arco (città di Sodano) l’allora senatore, che ricopriva anche la carica di consigliere comunale, il palazzo si trovò invaso, come spesso, da una folla di commercianti inviperiti. Si calcola che fossero circa centocinquanta persone: ne derivò un parapiglia memorabile. Sodano, secondo i giudici che l’hanno condannato, ha favorito l’ingresso di queste persone strattonando una vigilessa che tentava di arginare l’ondata mantenendo chiusa una porta d’ingresso all’aula consiliare.
Nel corso del tempo Sodano si è sempre difeso nel merito, sostenendo che i fatti non sarebbero andati come descritti. Poi, giunta la condanna, il registro sembra cambiato, diventando, tra l’altro, simile a quello del sindaco De Magistris. «Rivendico la mia disobbedienza civile» è in sintesi il succo della posizione del numero due della giunta napoletana. Un po’ come quando De Magistris, pur di giustificare incidenti giudiziari occorsigli, invocò perfino don Milani sostenendo che «quando una legge è ingiusta si può non rispettarla». Ora Sodano si inserisce nella stessa falsariga: don Milani ancora non si intravede. Ma c’è sempre tempo.
Peppe Rinaldi (dal quotidiano “Libero” del 4 ottobre 2013)