ARCHIVIOStrage in Irpinia/1: Il bus troppo veloce perdeva pezzi

admin01/08/2013
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Irpinia tragedia cadaveri lenzuola

Attorno alle 6,30 di ieri mattina è iniziato il momento più brutto, se possibile: la via crucis del riconoscimento delle salme, un calvario nel calvario in queste ore di dolore, sangue, infinita tristezza, rabbia e morte. Ovunque. “Si preparino i familiari dei signori X” scandivano emozionati e professionali ad un tempo gli agenti di polizia nell’invocare uno ad uno i parenti delle vittime, quasi tutti riuniti all’ingresso della camera ardente allestita nella palestra della scuola media di Monteforte Irpino. Ci sono figli, nipoti, cugini, si conoscono quasi tutti.

 

L’hanno saputo dalla Tv, qualcuno dalla rete, altri dai social network che per tutta la notte hanno twittato, postato e messo on line tutto il possibile: per testimoniare, aiutare, esser in qualche modo presenti in una delle storie più drammatiche degli ultimi anni. L’incidente sul viadotto Acqualonga si è verificato intorno alle 20,30 di domenica: tre o quattro ore dopo, verso la mezzanotte, è cominciata la processione dei parenti. La conta «precisa» dei cadaveri è iniziata verso le 2,30, fino alle 4,00 hanno invece cercato i dispersi (un paio, ora non ne risultano più), poi i soccorritori giunti da tutte le province campane, hanno interrotto per riprendere alle prime luci dell’alba. Trentanove morti -sinora- sono tanti, troppi, sono numeri che ti fanno perdere il senso della realtà. Ma così è andata per quei pellegrini, amici, parenti: la gente semplice che va in gita dal santo, al pellegrinaggio, il popolo che costituisce la spina dorsale dell’Italia, quella sana, quella vera.

“Stavo sentendo il Tg quando hanno detto che un bus era finito in una scarpata – ha detto Mario Terracciano, che nell’incidente ha perso sua mamma Barbara e suo papà Mario, tutti di Pozzuoliho sentito che veniva da Telese Terme, ho capito subito che si trattava di loro. Avevo sentito la mamma poche ore prima, si era preoccupata del mio pranzo”E’ stato così fino ad un attimo prima che l’autista iniziasse a scendere a tutta velocità in quel tratto di strada maledetto dove neppure i blocchi di jersey alla destra della carreggiata sono stati sufficienti per respingere, o almeno rallentare, la corsa verso il vuoto dell’autobus, un granturismo della «Mondotravel» di Giugliano, partito alcune ore prima da Telese Terme. Aveva caricato i 48 passeggeri tre giorni prima per una gita al santuario della Madonna di Loreto, nelle Marche: al ritorno una fermata a Telese Terme e poi tutti a casa all’indomani, di domenica. E’ andata diversamente.

A Pozzuoli saranno tre giorni di lutto cittadino -fa sapere il sindaco accorso subito sul posto- tra le vittime ben 20 sono cittadini puteolani, altri sono di Giugliano in Campania, Marano, Mugnano di Napoli: cambia poco, l’area di provenienza è sostanzialmente la stessa, si conoscevano tutti, era un’allegra combriccola di amici, famiglie, nonni e nipotini, zii e cugini. Che ora non c’è più, spazzata via da 30 metri di sospensione nell’aria in picchiata verso la fine, con l’orrore negli occhi e la consapevolezza che di lì a qualche secondo sarebbe stato solo buio. Gelido come i 29 gradi di domenica sera neppure erano riusciti a scaldare. I soccorritori si sono trovati dinanzi ad una bolgia infernale: corpi – o quel che ne restava- disseminati tra i cespugli della scarpata del viadotto dell’A16, tra Baiano e Monteforte, sangue dappertutto, lamenti, grida di aiuto e dolore, pianti di bambini terrorizzati. Cinque sono in ospedale, uno è in condizioni gravissime al Santobono di Napoli.

Tutto il resto del mondo a chiedersi, giustamente, com’è potuto accadere e perché. E’ ciò che cercherà di capire la procura di Avellino che ha aperto un’inchiesta per omicidio colposo plurimo e disastro colposo: la procedura sarà lunga e complessa, ci saranno chilometri di perizie, atti, ricorsi, solita trafila, necessaria però per tentare di dare un senso ad una tragedia che Giorgio Napolitano non ha esitato a definire «inaccettabile». Il premier Letta, tra gli altri, ha modificato la tabella di marcia durante la sua visita ufficiale ad Atene, il Napoli calcio ha sospeso i festeggiamenti per la partita di lunedì sera.

Una testimone racconta di aver sentito lo scoppio di una gomma, un altro che ha assistito alla corsa del bus in discesa è convinto si sia trattato di un guasto al sistema frenante, un altro ancora elogia il tentativo disperato dell’autista di risparmiare altre vite andando deliberatamente a sbattere contro il guard rail, allo scopo di evitare di travolgere la fila di auto ferme in uno dei soliti rallentamenti, il vicesindaco di Baiano ha parlato di gomme lisce: allo stato è lecito supporre tutto, il risultato non cambierà per nessuno. Né per i trentanove morti e i dieci feriti, né per le loro famiglie.

Attorno alle 9 e 30 di ieri mattina i rottami del bus, spaccatosi in due parti nell’impatto, è stato finalmente rimosso: non è stato facile, il posto in cui è precipitato è impervio al punto da rendere complicatissimo ogni tipo di intervento e di aiuto. Ovviamente il mezzo, o quel che ne residua, è stato sottoposto a sequestro e il titolare del centro demolizione nominato custode giudiziario. E’ la procedura. 

Peppe Rinaldi (dal quotidiano “Libero” del 30 luglio 2013)

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