Gli hanno dato così tante botte che dovrà essere sottoposto ad un intervento di chirurgia maxillo-facciale per rimettere in sesto un volto devastato da calci e pugni. Non è successo all’indomani di un incontro di pugilato a mani nude né in seguito ad una «normale» rissa da bar in una qualsiasi città: è, invece, l’esito di un presunto caso di flagrante pedofilia verificatosi venerdì sera a Napoli. L’orco sarebbe un trentottenne napoletano, incensurato, che è stato letteralmente linciato da almeno cinquanta persone appena il primo dito ha indicato lui come responsabile dell’incontrollabile turpitudine.
Sono all’incirca le sette di sera di venerdì, siamo in via Leopardi, rione Fuorigrotta, semi-centro di Napoli: che è come dire trovarsi in una città di dimensioni medio-grandi.
Una bambina di otto anni è all’interno di in una non meglio individuata (giustamente, vista la delicatezza del caso) cartoleria, uno di quei negozi «di fiducia» del quartiere dove i genitori non si fanno troppi problemi a mandar i figli: commettendo, nel nostro caso, un errore imperdonabile. Già, perché il presunto pedofilo è lo stesso titolare dell’attività commerciale, il classico insospettabile. Diciamo. (*)
Ha attirato la piccola in fondo alla sala, nel reparto quadernoni e computisterie, lontano dall’ingresso ma sempre ben visibile dalle vetrine, coltivando forse la speranza di non esser visto grazie alla copertura di qualche scaffale. Speranza subito frustrata, come vedremo.
Infatti, l’uomo (del quale sono state rese note solo le iniziali, R.B.) avrebbe iniziato a palpeggiare la bambina. Ogni descrizione ulteriore è superflua.
Qualcosa va storta, però: un cliente si accorge del fattaccio, nota la ragazzina che prova a ribellarsi e, dopo un iniziale sbigottimento, lancia l’allarme.
Da questo momento inizia un film: il 38enne prova a fuggire dal negozio, si divincola e ci riesce, mentre la bambina, terrorizzata, fugge in lacrime verso casa. Ma il «dagli al pedofilo» è una formula che funziona alla perfezione (comprensibilmente) e il passa parola farà il resto nel volgere di poche battute. La gente si raccoglie in un baleno, inizia una battuta di caccia dall’esito drammatico e violento. Il tizio viene acciuffato quasi subito: partono prima in tre, poi arriva il quarto, il quinto e così via finché i carabinieri non riusciranno miracolosamente, a toglierlo dalle grinfie di circa 50 persone ormai fuori controllo. Quando i militari l’hanno liberato, era una maschera di sangue, semi svenuto e col respiro rallentato. Ancora un po’ ed ora scriveremmo di due vittime anziché di una: cioè della bambina e del pedofilo.
L’uomo ora si trova all’ospedale “Cardarelli”, non è in pericolo di vita ma le sue condizioni sembrerebbero abbastanza serie. Ha riportato traumi al torace, alla testa, ad un’anca, forse la tibia è compromessa, di certo il volto è stato sfigurato dalla furia cieca di chi -comprensibilmente ma non giustificatamente- ha scaricato una raffica impazzita di cazzotti, calci e sputi avendo forse visto in quella bambina una figlia, una nipote, una sorellina. I medici dicono che dovrà essere operato da uno specialista per sperare di recuperare masticazione, visus oculistico e chissà cos’altro. Naturalmente, è piantonato dalle guardie.
Dopo il raid la folla si è dileguata, i carabinieri stanno ancora cercando di ricostruire la dinamica dei fatti attraverso testimonianze raccolte sul posto, non sempre facili da ottenere anche se stavolta, trattandosi di un caso tecnicamente ripugnante, non disperano di identificare gli autori del raid punitivo in tempi brevi. Anche per loro scatteranno provvedimenti giudiziari, com’è, del resto, ovvio.
L’uomo, intanto, è stato denunciato per violenza sessuale aggravata su minorenne e, con ogni probabilità, la denuncia si trasformerà in un provvedimento di custodia cautelare appena il magistrato di turno avrà concluso la prima istruttoria. La bambina è stata visitata dai medici ma non le sarebbero state riscontrate lesioni di nessuna natura: la qual cosa è sempre una bella notizia.
Peppe Rinaldi (dal quotidiano “Libero” del 4 agosto 2013)
(*) Nel momento in cui Libero è andato in stampa si è diffusa la notizia che il presunto pedofilo non sia il titolare della cartoleria ma un cliente, così come si era inizialmente saputo