Incontro a Roma tra sindacati e la dirigenza di Coop Estense in rappresentanza anche di Coop Adriatica, per approfondire il piano di intervento per la salvaguardia della presenza della cooperazione in Campania e la tutela dell’occupazione nei cinque punti vendita della regione Afragola, Avellino, Quarto, Arenaccia e S. Maria Capua Vetere).
Il confronto partiva dalla constatazione di ”una crisi molto grave che tocca pesantemente tutti e cinque i punti di vendita, con una perdita stimata in circa 16 milioni di euro per il 2013 e con trend in peggioramento da anni. La profondita’ della crisi – sottolinea Coop in una nota – e’ tale che Unicoop Tirreno, oggi unica grande Coop presente in Campania, sta gia’ concludendo una procedura di mobilita’ per circa 250 lavoratori e la chiusura dell’ipermercato di Afragola”
“La situazione presentata ai sindacati -affermano Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil- ha palesato tutte le criticita’ che la rete Coop ha in Campania e per questo motivo il piano d’impresa presentato e’ particolarmente duro e dovrebbe intervenire su tutti i livelli di costo diretti e indiretti: dalla logistica ai servizi, dai costi di sede ai fornitori, dalla pubblicita’ fino al costo del lavoro. Il tutto supportato da una politica commerciale che rilanci la qualita’ e la convenienza”. “L’intervento sul costo del lavoro e sull’occupazione richiesto -dicono i sindacati- e’ particolarmente pesante: deroghe al contratto nazionale, demansionamento per i gruppi di regia e per le figure intermedie, riduzione per la stragrande maggioranza dei lavoratori dell’orario di lavoro”.
Nonostante la gravita’ delle richieste, i sindacati hanno dato la loro disponibilita’ a condividere un percorso che traguardi questi obiettivi e che possa mettere le cooperative in condizioni di mantenere l’intera rete ed eventualmente di fare progetti di sviluppo nel futuro.
“Nel ribadire l’applicazione del contratto nazionale della cooperazione -spiegano i sindacati- abbiamo chiesto un numero di ore di lavoro che permetta, seppur in un momento difficile, la sopravvivenza e la salvaguardia di un livello economico personale, famigliare dignitoso e che questo percorso sia sostenuto da ammortizzatori sociali conservativi, quali la cassa integrazione, che permettano alle lavoratrici e ai lavoratori di avere un sostegno economico per il maggior tempo possibile, e all’impresa di realizzare la nuova organizzazione da dare al servizio di vendita”. La risposta delle cooperative e’ stata pero’, dicono, “di totale chiusura rispetto all’utilizzo della cassa integrazione e in virtu’ dell’insistenza delle organizzazioni sindacali su questo punto hanno dichiarato di abbandonare il progetto e di non poter quindi garantire l’intervento”. Una reazione “totalmente ingiustificata”, dicono Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil, che non hanno potuto siglare l’accordo propedeutico all’intervento cosi’ come richiesto e hanno chiesto alla delegazione delle cooperative di rivedere la posizione”. Le oganizzazioni sindacali “non accetteremo l’ennesima porta sbattuta in faccia alle lavoratrici e ai lavoratori campani, e –concludono– metteranno in campo tutte le azioni necessarie volte alla salvaguardia dell’occupazione”.