ARCHIVIOSoldi pubblici e permessi Asl: ore d’ansia nella «clinica del Pd»

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ISES

Questione di poche ore e si saprà se la clinica «abusiva» di Eboli, in provincia di Salerno, targata Pd e che per anni ha ricevuto fondi pubblici senza averne titolo, potrà continuare ad esercitare la nobile missione di cura e riabilitazione dei disabili. I nostri cinque lettori sanno di cosa parliamo, cioè del caso “Ises” (foto) il centro medico psico-pedagogico sorto qualche decennio fa ai piedi del centro storico e rimasto com’era -appunto- ai tempi in cui era possibile sistemare portatori di handicap gravi e meno gravi anche in un condominio per civili abitazioni. 

Il 9 luglio, dunque, all’Ises piomberà – si fa per dire- la commissione regionale che dovrà stabilire se il centro sia meritevole dell’accreditamento definitivo presso il Ssn oppure no. In tutto questo tempo si è andati avanti all’italiana, cioè ogni anno bisognava procedere all’accreditamento provvisorio, rinnovabile di volta in volta: un modo come un altro per tenere queste strutture attaccate al guinzaglio di politica e burocrazia. Non c’è bisogno di essere Einstein per capire che se stabilisco un percorso ad ostacoli, per superarne di volta in volta ognuno, dovrò metter qualcosa sul tavolo o, meglio, nel piatto: a buon intenditore poche parole. Del resto, a guardare le condizioni in cui questa struttura (ma ce ne sono diverse altre) è stata lasciata libera di operare tanto a lungo, non si sospettano altre spiegazioni. 

Bene, da martedì si dovrebbe poter capire se le leggi valgono per tutti o solo per alcuni: essendo, cioè, ufficiale che l’Ises non possiede il requisito principale per ottenere tutti gli altri permessi (parliamo dell’agibilità strutturale dell’edificio che, tra l’altro, rende impossibile in tal caso anche il cambio di destinazione d’uso urbanistica), sarà interessante comprendere come si muoverà la commissione. Che farà, dirà ancora che «le carte sono in regola» come fatto finora? Chi si assumerà questa responsabilità ora che la storia è di dominio pubblico e dopo che, tra l’altro, un paio di processi penali vedono coinvolti il sindaco di Eboli (foto a destra in basso) Martino Melchionda (ovviamente del Pd, lo stesso partito che per almeno un ventennio con un certo Ciriaco De Mita ha gestito la sanità in Campania) ed ex vertici del centro e dove, pare, ne siano in itinere altri allargati a funzionari e dirigenti Asl? Visto come sono andate le cose fin qui non meraviglierebbe nessun escamotage che consenta di lasciar le cose come stanno, sulla falsariga di un rapporto negativo trasmesso alla Regione ma senza l’assunzione di alcuna responsabilità, rimettendola a qualcun altro nell’infinito gioco del cerino rimasto acceso in mano. Melchionda Martino 2Nella migliore delle ipotesi, cioè, assisteremo al solito scarica-barile che sembra abbia contagiato dirigenti locali e non dell’Asl, i quali da questo guaio non sanno più come tirarsi fuori: specie ora che si conoscono nomi, cognomi, date e luoghi, chi ha firmato le carte e per cosa, chi ha stabilito che le certificazioni erano in regola, quali siano i nomi di chi lavora in quel posto e, soprattutto, con chi questi lavoratori siano imparentati o legati a vario titolo.

Sia chiaro, i lavoratori non c’entrano nulla, anzi: semmai il problema è capire perché e in base a cosa possano esser stati assunti in un centro «fuori legge» mogli, cognate, sorelle, fratelli etc. di dirigenti Asl, del distretto sanitario e di responsabili -manco a farlo apposta- della riabilitazione. Inutile, poi, ripetere il lungo elenco di personale direttamente imparentato con la politica (per i curiosi, si consulti Omissis a ritroso) targata tutta Pd.

Uno spiffero è giunto di recente: racconta delle polemiche dimissioni di un membro del Cda, il dottor Antonio Salzano. Non si conosce la ragione precisa dell’abbandono ma non è impossibile immaginarla visto il clima generale: avrà avuto ottime ragioni, resta solo da capire come sia stato possibile che un dipendente pubblico possa aver cumulato cariche sociali interne a strutture «accreditate» proprio con il pubblico. Certo non è il primo, non sarà l’ultimo, in Italia è possibile di tutto, perfino che si ricoprano incarichi dirigenziali di peso e prestigio in seno all’Asl nel medesimo settore in cui lavorano coniugi e/o genitori. Si badi bene, qui si parla di milioni di euro all’anno, somme che concorrono -se non percepite a buon diritto- una volta sommate alla sconfinata pletora di nullafacenti del settore pubblico in generale, a farci innervosire quando ci aumentano i ticket sanitari o ci arrivano cartelle esattoriali varie. 

La commissione che martedì andrà a visionare l’Ises (ma anche l’altro grande centro insistente sul territorio, il Nuovo Elaion) dovrà per prima cosa chiedere la certificazione di agibilità, la cosa è pacifica: il resto non serve, perché se pur ci fosse, sarebbe viziato all’origine. In parole povere: se mi manca la cittadinanza italiana non posso certamente iscrivermi all’Inps, all’anagrafe cittadina, richiedere la residenza, iscrivermi al Ssn, godere di diritti e doveri conseguenti, insomma ci siamo capiti. A meno che qualcuno non abbia messo per iscritto il falso, dichiarandomi cittadino italiano e via di seguito, al fine di farmi incassare milioni di euro annui e per un tempo imprecisato. Tra i membri di questa commissione ci sarebbe anche il dottor Arcangelo Saggese Tozzi che, almeno alla data del febbraio 2012, era direttore del Dipartimento di prevenzione dell’Asl di via Mobilio a Salerno- S.C. di Igiene e Sanità pubblica-Settore strutture sanitarie. Salvo errori, dovrebbe essere lo stesso dirigente Asl che questo problema sembra esserselo posto, seppur con scarsi risultati visto che un centro che non potrebbe esser neppure aperto continua a vivere nell’indifferenza generale (la magistratura sembra muoversi con ritmi inusuali nonostante abbia un voluminoso dossier sul tavolo almeno dall’aprile 2011).

Squillante Antonio AslIl dottor Saggese Tozzi il 10 febbraio del 2012, ha mandato una nota al comune di Eboli (prot. 1656) avente questo oggetto: “Diniego agibilità Ises di Eboli”. La nota era indirizzata al sindaco e al dirigente del settore Ambiente, dottor Mirra, e vi si scriveva: «In riferimento alla nota prot. n. 3915 del 26/01/2012 (…) con la quale si comunica il diniego dell’agibilità del Centro Ises (…) si chiede di conoscere i provvedimenti adottati considerato che tale requisito generale, di competenza comunale, è preliminare alla possibilità di svolgere qualsiasi attività nei suddetti locali, comprese quelle sanitarie».

I provvedimenti adottati? A parte le ricorrenti ipotesi di delocalizzazione da farsi con varianti urbanistiche in aree non sanitarie (il sindaco pare continui a proporre la cosa ai lavoratori del centro che, ignari della verità, non sanno più a che santo votarsi) oseremmo dire nessuno visto che l’agibilità non può esser concessa in un posto del genere -soprattutto per quel tipo di attività- dove ci abita perfino una coppia di anziani che letteralmente convive con pazienti e lavoratori in costanza di reciproci rischi: per non dire delle misure antincendio certificate da chissà chi tra i Vigili del fuoco (dare un’occhiata all’Ises anche dall’esterno per capire di cosa parliamo), dei vari dirigenti Asl che hanno certificato fosse tutto in regola e che, pertanto, i soldi la Regione poteva erogarli (due nomi su tutti: i dirigenti Asl D’Addino e Pagano), della normativa per la sicurezza rispettata alla lettera e via dicendo. 

E questo senza andare a scomodare la trasparenza dei bilanci depositati (consultabili da tutti), la elefantiaca pianta organica che ha funto da stipendificio per anni di preti, sindacalisti, dirigenti politici e responsabili istituzionali vari, le ricorrenti voci di licenziamenti di dirigenti per via di stravaganti investimenti azionari, delle multe elevate dalla Finanza per copiose quantità di carburante consumato in mezzi privati e non in quelli della cooperativa, etc.
Martedì arriverà e si capirà se le orecchie del nuovo manager Antonio Squillante (foto in alto a sinistra) continueranno a fischiare senza esito oppure no: nel qual caso, i problemi si raddoppieranno.

 

Peppe Rinaldi

 

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Peppe Rinaldi

Giornalista

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