ARCHIVIOGiustizia, verdetti rapidi a fasi alterne: scadono i termini, ergastolano torna libero

admin11/07/2013
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 carcere cella

Un ergastolano, Luigi Ferrara, killer di camorra legato al temibile clan Moccia, già condannato in I e II grado per omicidio, è di colpo tornato libero. Quando gli agenti del carcere di Frosinone gli hanno comunicato la notizia non poteva crederci, era rinchiuso già da quattro anni.

Erano scaduti i termini di fase, cioè il lasso di tempo che separa i primi due gradi di giudizio era trascorso senza che i parametri di legge venissero rispettati. Parametri che, inutile dirlo, non spetta all’imputato preoccuparsi di osservare bensì ai magistrati. Che saranno pure stremati dalla mole di lavoro (diciamo) ma pur sempre responsabili di ciò che accade in conseguenza delle loro decisioni rimangono. 

Ma cosa è capitato nel magmatico tribunale napoletano, affogato da un arretrato da far paura e con una procura che sforna provvedimenti a più non posso? Ne ha scritto ieri il Roma.

Premesso che non è il primo caso di camorristi in libera uscita (in meno di due mesi si contano già tre episodi analoghi) quello di Luigi Ferrara nasce da un provvedimento della Cassazione su impulso del difensore, l’avvocato Claudio Davino. Ferrara viene arrestato nel 2009 per l’assassinio di Nunzio Esposito, nell’ambito della solita guerra di camorra. Passa un anno circa e viene riconosciuto colpevole: fine pena mai, ergastolo. Passa altro tempo e l’Appello conferma la condanna. Arrivati in Cassazione, come spesso accade, salta fuori qualcosa che rimanda la palla al centro. Al killer spetta un altro processo d’Appello in un’altra sezione. Un evento che ora l’uomo potrà attendere in libertà perché «non detenuto per altri motivi» come ha sancito il dispositivo del tribunale di Napoli allorquando ci si è accorti che erano stati superati i limiti di legge. In pratica una persona, chiunque sia, ha diritto di vedersi giudicata tra primo grado ed appello entro tre anni: i giudici non avevano calcolato bene, quindi, killer o non killer, Ferrara andava liberato.

Certo, sempre meglio un «colpevole» in libertà che un innocente in galera: il punto è che basta scorrere qualunque statistica per osservare che almeno la metà dei detenuti in attesa di giudizio sarà scientificamente dichiarata non colpevole. Tranne Berlusconi, ovvio, per cui vale il ribaltamento della «giustizia per censo» storicamente conosciuta almeno fino a quando il diritto occidentale non ha iniziato ad introdurre l’habeas corpus.

Per tutti gli altri la velocità dei procedimenti è una variabile, che evidenzia l’enorme problema organizzativo interno al sistema giustizia, i cui attori principali sono e restano i magistrati.

Peppe Rinaldi (dal quotidiano “Libero” dell’11 luglio 2013)

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