ARCHIVIOCampania, allarme epatite C: 84mila casi censiti, sono 43mila soltanto a Napoli e provincia

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Allarme epatite in Campania: sono 84mila i malati di epatite C nella regione: 43mila a Napoli e provincia, 11mila a Salerno e provincia, 12mila a Caserta e provincia. Per quanto riguarda l’epatite B si conta, invece, un totale di 60mila casi di malati: 31mila nel Napoletano, 15mila nel Salernitano e 9mila nel Casertano. I dati sono stati reso noti da Simit, Società Italiana Malattie Infettive e Tropicali e Donne in rete onlus, in occasione della presentazione a Modena di ‘Ice, Insieme contro l’epatite’. 

L’epatite C – si apprende in una nota – è terza causa di morte in Italia con quasi 200mila malati l’anno. Il rischio è maggiore se l’infezione viene contratta alla nascita, con un 90-95% dei casi, e da soggetti immunodepressi (10%). La prevalenza è dello 0,1% nei Paesi occidentali, mentre in Italia è dell’1%. Si stima che in Italia i malati siano 1,5 milioni anche se, nel Belpaese non esistono dati specifici a causa della mancanza di informazione e di sensibilizzazione. Il numero dei casi denunciati si aggira attorno al 15-20%.

Un allarme particolare è stato evidenziato per le donne per le quali il problema è triplo: “La donna – ha spiegato Anna Orani, infettivologa e consigliere Simit – è l’anello debole per tutte le malattie epidemiologiche ed è la meno tutelata dal punto di vista sessuale. E’, inoltre, predisposta naturalmente a dare cura e attenzione, ma è raro che la riceva ed è quindi meno attenta alla propria salute e a riconoscerne i sintomi, arrivando alla fase conclamata della malattia senza aver seguito un iter diagnostico e terapeutico. Infine, la risposta alla malattia è diversa rispetto a quella degli uomini. La donna ha, inoltre, una doppia responsabilità: per sé e per il proprio figlio. Si calcola un 5% di probabilità di trasmissione della malattia alla prole e questa sale al 20% se la donna è anche sieropositiva per Hiv”. “Informazione e accesso sono le nostre due parole chiave – ha spiegato Rosaria Iardino, presidente di Donne in Rete onlus e promotrice dell’associazione – occorre essere informati per accedere ai farmaci. Abbiamo paura che non ci siano soldi a sufficienza per ottenerli, quindi, solo se c’è una rappresentanza si può fare la giusta pressione sull’Aifa, Agenzia del Farmaco, e sulle singole Regioni. I farmaci che possono curare esistono, ma non sono disponibili. Vogliamo, inoltre, invitare le case farmaceutiche ad abbassare i prezzi perché abbiamo il diritto ad essere curati. Un malato di epatite C è molto più infettante di uno di Hiv”.

I costi per la cura dell’epatite sono alti e oscillano dai 20 ai 25mila euro al mese, ma il trapianto di organo costa dieci volte in più. In una visione in medio e lungo termine si ha, comunque, un risparmio del 90%. Secondo le recenti stime, per altro non confermate, i malati attuali di epatite B cronica sono 600mila, mentre quelli di epatite C 900mila, per un totale di un milione e mezzo di casi. Ma solo la metà di questi soggetti è a conoscenza del proprio stato. “La rivoluzione attuale è pari a quella che compimmo negli anni Novanta per l’Hiv – ha sottolineato Orlando Armignacco, presidente della Simit – E’ fondamentale nella nostra società scientifica una continuità nelle iniziative contro le malattie infettive, e contro l’epatite in particolare”.

La nuova visione e la mission di questo movimento implicano una nuova forma di comunicazione volta a sottolineare l’allarme globale, la coscienza della malattia, le nuove forme di prevenzione. Uno schema snello ed agile di collaborazione tra mondo scientifico ed associazione pazienti ed operatori del settore.

Redazione Eolopress

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