ARCHIVIOLa clinica «abusiva» dove il Pd tiene famiglia: e dove l’Azienda sanitaria sta a guardare

admin04/05/2013
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Sembra che all’Asl di Salerno non interessi che i circa 4 milioni di euro erogati ogni anno finiscano nelle casse di una struttura sanitaria tecnicamente abusiva. Probabilmente il nuovo manager, Antonio Squillante, dispone di quantità in eccesso di danaro.

Idem per la magistratura, normalmente solerte dinanzi alle prime avvisaglie di «illegalità» e pronta a stangarti senza pietà per un capello fuori posto: un centro medico per la riabilitazione dei disabili come l’Ises, che non ha (da anni) l’agibilità strutturale obbligatoria per legge, dove un piano antincendio esiste solo sulla carta, dove convivono famiglie “normali” accanto a soggetti particolari come i portatori di gravi handicap, dove le norme di sicurezza appaiono un optional, tutto questo, dicevamo, sembra non esser degno di almeno la metà dell’interesse mostrato dalla procura competente per faccende di gran lunga minori. 

E il comune di Eboli? A parte la boutade della delocalizzazione tramite l’ennesima variante al Prg (vedi precedente puntata in Omissis) qui è peggio che andar di notte: sono tali e tante le commistioni tra esponenti della maggioranza (Pd) e dirigenza della struttura che il quadro si ingarbuglia all’inverosimile. Legami ed intrecci che rendono praticamente impossibile all’ente locale dipanare la matassa. Sembra che sia il centro sanitario del Partito Democratico, a giudicare dalle sponde di cui la struttura gode nella maggioranza che amministra la città. Del presidente del consiglio comunale s’è già detto. C’è poi, prima di ognuno, il primo cittadino Martino Melchionda: è stato amministratore del centro per molti anni, ne ha curato (ne cura?) gli affari legali, all’interno del centro vi lavorano cognato e sorella. I quali non c’entrano nulla in questa storia, naturalmente, come tutti gli altri.

C’è poi il vice sindaco con delega all’Urbanistica, Cosimo Cicia, che avrebbe un numero imprecisato di parenti impiegati nella clinica. C’è anche un altro consigliere di maggioranza, Alfonso Cillo, la cui moglie -parente di un ex prefetto, figura istituzionale competente sulle cooperative- pure lavora lì dentro. A tal proposito va rammentata la singolare circostanza di quando si trattò di discutere con la prefettura di alcune faccende relative a mancate retribuzioni dei lavoratori: sia il sindaco che il consigliere in questione comparivano nel verbale stilato dal rappresentante del governo sul territorio come se la commistione pubblico-privato fosse una cosa che si sente soltanto alla tivvù. Ma tant’è.

Ora che i nodi sembrano venuti al pettine, si tenta di ricorrere all’escamotage della delocalizzazione a tutela «dei 90 posti di lavoro»: una balla colossale, a meno che qualcuno non abbia deciso di far resuscitare gli organi preposti al controllo. Il bilancio approvato solo qualche giorno fa (chi ha un minimo di esperienza, sa che i bilanci possono essere del colore che si vuole, l’importante è che nessuno vada a ficcarvi il naso) contiene un elemento interessante: a fronte di circa 3 milioni e 700mila euro di rimesse dell’Asl, il costo del lavoro -complessivamente inteso- sarebbe pari a circa 3 milioni e 300mila euro.

Bene, la domanda è: se si paga tanto danaro per retribuire chi vi lavora, ad ogni livello, com’è possibile immaginare di poter sostenere spese di fitto dell’immobile, cura dei pazienti, vitto e alloggio, trasporti, consumi di base come elettricità, telefonia, riscaldamento, e via dicendo? Qui sta il punto vero: una circostanza che diventa fondamentale dal momento che parliamo di danaro pubblico. A proposito di trasporti: nella discussione sarebbe saltata fuori una salatissima sanzione inflitta dall’Intendenza di Finanza per circa 450 mila euro. Va precisato che si tratta di un’ipotesi non confermata ufficialmente, come le ragioni che sarebbero sottese all’incidente con l’erario: vale a dire un utilizzo del carburante per i mezzi di trasporto per finalità non legate all’attività del centro. In pratica significherebbe che qualcuno abbia pensato di rifornirsi privatamente di gasolio e benzina: penalmente si chiama in altro modo, pecuniariamente, invece, si tratta di sborsare l’enorme somma di danaro, ridotta poi a 150mila euro. Che pure non è una bazzecola.

Tanto danaro per il pagamento di stipendi vari si giustifica unicamente -a spulciare il bilancio- con una pletora di personale oltre le previsioni di legge in materia di pianta organica. E’ ovvio che se sono costretto a pagare stipendi da favola attraverso convenzionamenti (tra l’altro di ulteriori parenti, in alcuni casi), incarichi e consulenze, se gli emolumenti previsti per gli amministratori esorbitano l’alveo della decenza, è chiaro che alla fine qualche problemino me lo ritrovo. Esattamente quel che sta accadendo nella struttura in questione.

Da palazzo di città, intanto, giungono voci che darebbero il sindaco Melchionda affannato su altra materia: pare che sia in atto una corsa contro il tempo per l’approvazione del Rec (Regolamento edilizio comunale), attraverso procedure quasi d’urgenza. Nessuno sa con precisione di cosa si tratti, neppure la gran parte degli stessi consiglieri comunali (e non sarebbe una novità). Un’idea, però, è facile farsela considerando l’apparente speditezza su materie così “sensibili”. La costruzione del centro commerciale “Eurospin” in località Pescara e le relazioni sull’asse Palma Campania- Eboli sarebbero già entrate nel vivo del dibattito locale. Che indica -relativamente all’approvazione del Rec- pure strani abboccamenti del centrodestra, cui dovrebbe esser riconosciuta come contropartita la presidenza del consiglio comunale. Sempre che sia confermata l’illazione, s’intende.

Sull’argomento, dunque, c’è tensione massima al punto che i boatos di corridoio riferiscono di un violentissimo alterco tra il sindaco e il capogruppo dell’Idv (o di ciò che ne residua) Francesco Rizzo. Pare che addirittura i due stessero venendo alle mani. Motivo? La discussione in commissione consiliare proprio del Rec.

 

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