ARCHIVIOGiudice si candida a sindaco: «Se vinco non lascio la toga»

admin16/05/2013
https://www.eolopress.it/index/wp-content/uploads/2013/05/Marrone_Nicola_magistrato.jpg

Marrone Nicola magistrato

Lui non è come Ingroia. Il lavoro intende continuarlo, lo stipendio va meritato. Nessuna rinuncia, diritti costituzionali compresi. A partire dall’elettorato passivo: il proprio. 

Siamo a Portici, quattro passi da Napoli, si vota per le amministrative. In corsa c’è Nicola Marrone (foto) magistrato con funzioni giudicanti al tribunale di Torre Annunziata, che non ha chiesto l’aspettativa al Csm, cioè è ancora in servizio effettivo. In pratica, mentre chiede il voto esercita al tempo stesso la professione, con ciò che ne deriva in termini contributivi e retributivi. La legge non lo vieta, l’importante è che non avvenga nell’area di competenza dei propri uffici giudiziari. E Marrone della norma ha rispettato pure le virgole. Su Portici è competente Napoli, lui invece esercita a Torre A. che, pur essendo ad uno sputo da Portici, rimane fuori circoscrizione. Poteva candidarsi, punto.

 

A chi gliel’ha fatto notare risponde che la ragione è «in un’esplicita richiesta del Presidente del Tribunale che mi ha pregato di non assentarmi perché ciò avrebbe determinato la modifica del collegio e la rinnovazione degli atti dibattimentali, con l’ulteriore conseguenza che molti reati si sarebbero prescritti». Marrone, dunque, resta al suo posto e vi resterà anche se dovesse diventare sindaco. Infatti sostiene «di mantenere analogo impegno anche in caso di elezione. Ritengo paradossale che tutto venga veicolato come scarsa eticità. Lascio ai cittadini il compito di valutare».

I porticesi dovranno quindi valutare se stare su un posto di lavoro così delicato sia compatibile con la partecipazione alle iniziative elettorali e se ciò rientri nella richiamata eticità: almeno quanto la valutazione che dovranno fare sul doppio stipendio che il potenziale sindaco incasserà. Del resto, Marrone ha fatto l’assessore nella giunta uscente mentre era gip a Vallo della Lucania, molto più a sud: e pure a quel tempo gli stipendi sono stati due. Ma sempre legittimamente.
Nessun divieto legale, anche se esistono raccomandazioni, circolari del Csm, codici etici e sentenze della Consulta che chiedono al legislatore di provvedere, considerando scarsamente etico queste condotte. 
Ma questa è un’altra storia.

Peppe Rinaldi (dal quotidiano “Libero” del 16 maggio 2013)

admin

Leave a Reply