Un giornalista non fa in tempo ad inserire una foto su Facebook che già si trova la Polizia in casa. E una procura lo indaga nel volgere di poche ore: aver condiviso per primo -questa è l’ipotesi investigativa- un’immagine taroccata di Laura Boldrini in versione nature ha significato spingersi oltre la lesa maestà. E’ giusto, umano, sacrosanto risentirsene, anche perché da ricettacolo di emozioni e sensazioni e pensieri, i social network fanno presto a trasformarsi in discariche. Si dirà: succede a tutti. Ma non è così.
Perché ciò che capita ad alcune tra le figure più rappresentative del circuito non allineato al mainstream «progressista» è senza confronti sul versante opposto. Pure Marco Travaglio ha scoperto sulla propria pelle di aver allevato dei mostri in tutti questi anni: è bastato che dicesse qualcosa fuori dalla sua linea tradizionale che immediatamente è scattata l’offensiva. Cose che capitano.
Prendiamo un esempio molto significativo: ciò che si legge nella pagina Fb del direttore del Foglio, Giuliano Ferrara, non ha eguali: sono migliaia gli insulti, le maledizioni, l’auspicio di disgrazie, le offese vere, una roba impressionante. Uno ogni cinque minuti circa. La ferocia delle parole, la cattiveria distillata con consapevolezza, l’acidità dell’espressione, la banalità dei concetti, l’ignoranza generica delle cose, la profondità di piccole vigliaccherie, la crudeltà di frasi ossessive, l’esasperante arbitrio interpretativo, la trivialità oltre ogni misura giustificabile della sintassi, la penosità di intuibili solitudini urbane e periferiche, l’angosciante grammatica mortuaria, la comune militanza nell’infantile coprolalia, ecco, tutte queste caratteristiche insieme disegnano -direbbe forse lo stesso elefantino- la “Weltanschauung”, di un pezzo d’Italia.
Che altro si potrebbe pensare dinanzi all’eloquente nickname di tal Charlotte Corday che il 23 aprile scorso gli ha scritto in bacheca: «‘A Giulià, il popolo ha fame. Quando arriveremo davvero a toccare il fondo, decideremo se farti in umido o al forno..e magari con una carota nel culo. Sfameresti il terzo mondo con tutta quella ciccia addosso. EGOISTA e IPOCRITA»?
Ferrara di recente ha avuto l’ardire di sostenere: «Chiudiamo Facebook e Twitter come fanno in Cina. Io ricevo solo insulti». Se avesse detto qualsiasi altra cosa sarebbe stato lo stesso. Prendiamo solo l’ultimo periodo. Un tal Giorgio Valzelli da Brescia, che come immagine di copertina utilizza un «pensiero» di Beppe Grillo (“L’onestà andrà di moda”) il 23 aprile scorso ha postato sul profilo Fb del direttore del Foglio una vignetta di Vauro dal tenore escrementizio (chi si somiglia si piglia?) accompagnandola con dolci espressioni come questa: «Mongolfiera raccattamerde ha tradimento brutto bastardo vieni ha brescia ha fare una conferenza su vieni metti l indirizzo sul giornale di brescia cointainer di merda». Le “h” diffuse sarebbero sufficienti a non attardarsi.
Il tratto comune è la presenza di queste figure impegnate da tempo a preparare l’avvento dei 5 Stelle.
Un minuto dopo il Vezzali arriva un grillino doc, un certo Andrea Zampieri che non si perde in chiacchiere e lancia l’invito, tutto in maiuscolo: «MA QUANDO LA SMETTI DI DIRE PUTTANATE PALLOONE GONFIATO, SPERIAMO CHE UN GIORNO O L’ALTRO TU ESPLODA». Da Torino giunge un salmodiante Giorgio Gennaro che dice all’elefantino: «Sarebbe il caso che tu taccia. Per sempre, però. Parassita che non sei altro». Con l’approssimarsi delle tenebre, intorno all’una del 24 aprile un inquietante David Restivo manifesta tutto la propria semplicità augurando a Ferrara un «DEVI SCHIATTARE PALLA DI MERDA!» rigorosamente in maiuscolo. Pochi minuti e arriva da Milano Valter Alidorante che, sarà un caso, ha l’immagine di copertina con la parolina magica «RODOTA’» stampata a caratteri cubitali e all’interno della pagina Fb articoli scannerizzati del Fatto. Il giovane milanese sembra addirittura contenersi quando posta sulla pagina di Ferrara: «UN GIORNO HAI DETTO CHE VOLEVI PIU SUICIDI? ECCO PER CHE NON TI AMAZZI . PALLA DI MERDA LECCHINO DEL CAZZO DEL NANO. MA IO DICO MA CHI CAZZO GLI COMPRA I GIORNALI SCRITTI DA QUESTO COGLIONE».
Gabri Ronny, la cui unica cosa comprensibile sul profilo Fb è una falce&martello in bella mostra, che sfida Ferrara dicendo «Ciao merda, che grande sacco di merda che sei diventato! Mi hanno detto che volevi toglierti il profilo di facebook Ma scherzi?????! E poi la gente chi insulta!?? E? Merdaccia, rispondi. Dai, vai a fare i culo e a leccarlo a Silvio, che magari ti strafoghi anche della sua merda». Un popolo che non s’arresta, con un sintetico Raffaele Bevacqua (“Porco”); un Salvatore Messina che invece si dilunga con profondità sconosciute “Stai tremando, sei un vile venduto della vecchia e becera politica vergognati. vergognati ma davanti a DIO scrivero al papa e a chi di dovere questa tua arroganza volgare e veramente lo dico spero ogni male per la tua persona».
Potremmo continuare all’infinito, scorrono le ore e quella bacheca si ingrossa. Ma nessuno apre inchieste.
Peppe Rinaldi (dal quotidiano “Libero” dell’8 maggio 2013)