ARCHIVIOVedi Napoli e poi bruci: danno fuoco al gioiellino

admin06/03/2013
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Rogo Citta della scienza

«E’ ancora prematuro dire se la Città della Scienza sia stata distrutta da fiamme accidentali oppure provocate da una mano dolosa. Al momento l’unico elemento che possa far pensare al dolo è la rapidità con cui si sono estese le fiamme». E’ la versione ufficiale fornita -sinora- da vigili del fuoco e inquirenti intervenuti per domare l’incendio che ha devastato una delle punte d’eccellenza scientifiche e culturali di Napoli. E non solo.

 

Quella ufficiosa, quella che corre sulla lingua di tutti, indica invece una relativa certezza: fiamme di quel genere, per giunta propagate in quel modo, potevano espandersi solo se dietro ci fosse stata una regia. Immaginiamo quale, anche se non sappiamo il perché. Ci penserà la magistratura a far chiarezza ove mai riuscisse a ricostruire un quadro tanto complicato come dodicimila metri quadri diventati cenere.

L’altra notte è stata la conclusione degna di una giornata sfortunata per Napoli: a Chiaia era appena venuta giù l’ala di uno splendido palazzo antico e a Bagnoli, in prima serata, si scatenava l’inferno. Il sindaco De Magistris, pur immaginando «bambini in lacrime alla notizia dell’incendio» dice che la città è sotto attacco. Probabilmente non sbaglia stavolta, resta da capire il chi, il come e il perché: nulla esclude che un novello Nerone potesse, dalle colline di Posillipo, godersi una scena come quella vista l’altra notte. Via Coroglio e l’intera Bagnoli illuminati a giorno, una potente colonna di fumo visibile da ogni angolo della città, mentre nei sei padiglioni della fondazione andavano distrutti preziosi strumenti scientifici, centri convegni, un museo ad hoc, sale virtuali con relative attività commerciali interne. Là dove c’era un insediamento di archeologia industriale Napoli era riuscita, a partire dalla metà degli anni ’90, a riqualificare l’area convertendola da tipica cattedrale del degrado in punto di riferimento a disposizione della comunità scientifica, capace di accogliere oltre 350mila visitatori all’anno.

Non a caso sono piovuti da ogni parte del mondo centinaia attestati di solidarietà ai suoi dirigenti: i quali, tra l’altro, hanno già avviato una catena di solidarietà rivolta a chiunque abbia a cuore le sorti di quel magnifico luogo. Per ora è tutto sotto sequestro della magistratura per i necessari rilievi tecnici. La mobilitazione, intanto, sembra essersi avviata e sta coinvolgendo le più alte cariche dello stato, della politica, della cultura, della società e della comunità scientifica.

«Città della Scienza è una realtà che non deve sparire, chiediamo ai cittadini il loro sostegno» ha detto il direttore della “Fondazione Idis-Città della Scienza”, Luigi Amodio, parlando addirittura di «atto terroristico contro Napoli». A riprova della volontà di non fermarsi, già oggi nell’unico padiglione rimasto indenne (uno su sei) si terrà un incontro internazionale per specialisti di fisica nucleare.

La disperazione poi si raddoppia per i 160 dipendenti della fondazione che si regge, va ricordato, sulla pubblica sovvenzione (in particolare della Regione): erano in tanti sul posto durante l’incendio e lo sono stati ancora per tutta la giornata di ieri. Ai tanti mesi di stipendio arretrato va ad aggiungersi ora l’incognita di un posto di lavoro andato letteralmente in fumo.

Peppe Rinaldi (dal quotidiano “Libero” del 6 marzo 2013)

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