Se non ci fosse stato il tecnico della metropolitana di Piazza della Repubblica ad accorgersi che la situazione stava degenerando, a quest’ora parleremmo d’altro. E conteremmo morti e feriti. Il crollo dell’ala di palazzo Guevara di Bovino alla Riviera di Chiaia poteva essere una strage, l’ennesima di questa roulette russa che ciclicamente colpisce le costruzioni in varie zone del Paese: specie al sud, specie là dove l’intricata matassa delle costruzioni erette quasi dappertutto si unisce a storici problemi del sottosuolo.
Il resoconto della terribile giornata è ampiamente noto. Allo stato pare che a causare il cedimento sia stata un’infiltrazione nel sottosuolo che col tempo ha scavato un torrente d’acqua e fango proprio in quel punto. Scava oggi, scava domani, prima o poi qualcosa viene giù: come in effetti è stato. Centinaia le persone sgomberate, due vigili urbani salvi per miracolo dopo esser usciti in tempo prima che i detriti schiacciassero la loro vettura di servizio ferma proprio sotto Palazzo Guevara. Una residente, Carla Travierso, al momento del crollo si trovava sotto la doccia: del suo appartamento è invece crollato il resto e lei è ora in ospedale in stato di choc.
La città è subito andata in tilt per la paralisi della circolazione, non foss’altro perché proprio lì dove c’è stato il crollo la carreggiata si restringe creando un imbuto: in direzione mare, poi, c’è il cantiere della linea 6 della metropolitana (nel mirino dei residenti da tempo a causa di comprensibili disagi per le solite lungaggini dei lavori pubblici), poi c’è l’area interdetta alla circolazione (la famosa Ztl) che giocoforza devia mezzi pesanti e leggeri congestionando diverse parti di Napoli. Metti tutte queste cose insieme e succede quel che succede.
Di buono c’è che il sindaco De Magistris, appena resosi conto del disastro, ha dato disposizioni di revocare la Ztl, il così detto “Lungomare liberato” che da mesi stressa ampie fette di popolazione e soprattutto migliaia di attività economiche. Non è un caso che il drammatico momento non ha impedito ad alcuni residenti di dar luogo ad un coro di fischi all’indirizzo del primo cittadino: non è il primo, non sarà l’ultimo caso, dal momento che la luna di miele con Napoli è finita da un pezzo e due anni di amministrazione «arancio-rivoluzionaria» hanno dato labili segni di una controtendenza.
La Ztl, tra l’altro, proprio domattina potrebbe essere sospesa: al Tar si discuterà il ricorso presentato dall’avvocato Raffaele Di Monda e nessuno può prevedere la piega che prenderanno i magistrati amministrativi.
L’aria in città è un po’ più grigia che nel resto d’Italia, al brutto momento congiunturale si sommano i problemi di sempre: disordine, caos, munnezza in agguato (del secondo termovalorizzatore ancora non si parla), crimine diffuso al di là della camorra. La storia del papà del ragazzino 16enne, rapinato e picchiato per un I-Phone che manco aveva, e che ha deciso di lasciare Napoli, è solo l’ultimo dei segnali in arrivo da una città che aveva «scassato»: e che di scassato, oggi, trova già uno dei suoi palazzi più belli in una delle zone più belle dell’ex città più bella del mondo.
Peppe Rinaldi (dal quotidiano “Libero” del 5 marzo 2013)