ARCHIVIOCampania «dentro»: manette per tre ex parlamentari

admin16/03/2013
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Cosentino Nicola De Gregorio Sergio

La Campania paga il primo tributo «democratico» alla immaginaria nuova Italia. Tre ex parlamentari, tutti di centrodestra, sono stati assicurati alla giustizia al termine di un lungo braccio di ferro con la magistratura inquirente, una battaglia che li ha visti sopravvivere sin qui grazie allo schermo protettivo dell’immunità. Che da ieri, giorno di formazione del nuovo parlamento, non c’è più.

 

Tre storie diverse tra loro, volendo «culturalmente» opposte, tre storie che fotografano e raccontano le condizioni di un Paese dove il conflitto tra poteri dello stato sembra aver raggiunto un punto di non ritorno. Nicola Cosentino (foto a sinistra) Sergio De Gregorio (foto a destra) e Vincenzo Nespoli, il primo ex deputato e gli altri due ex senatori, per vie diverse e con forme altrettanto diverse da ieri non sono più liberi.

L’ex leader del Pdl campano nonché ex sottosegretario all’Economia nel governo Berlusconi, Cosentino, si è consegnato a metà mattinata nel carcere di Secondigliano a Napoli: accompagnato da Agostino De Caro e Stefano Montone, i suoi avvocati difensori, è entrato in galera prima che la Dia (delegata dalla procura) andasse a prelevarlo. De Gregorio invece si è recato nella sede romana della Polizia Tributaria di Napoli di via dell’Olmata per farsi notificare il decreto di carcerazione domiciliare ordinato sempre dalla procura napoletana. Nespoli, che è anche il sindaco di Afragola (la città dell’ex governatore Bassolino) è stato convocato dai finanzieri nella sede del comando regionale per la formalizzazione delle richieste cautelari a suo carico: un obbligo di dimora in relazione ad un’ipotesi di bancarotta fraudolenta e gli arresti domiciliari per un’accusa di riciclaggio.

Ma è quello di Nick ò ‘mericano, alias di Nicola Cosentino, la vicenda più controversa fra le tre. L’ex deputato casertano è rincorso, come sappiamo, da due ordini di custodia cautelare per altrettanti filoni di indagine basati quasi interamente sul racconto dei cosiddetti pentiti: il primo, il più “famoso”, è quello che lo vorrebbe addirittura referente nazionale della camorra casalese all’interno delle istituzioni repubblicane; l’altra è in relazione al favoreggiamento dei clan, con conseguente riciclaggio, per una mai realizzata costruzione di un centro commerciale nel casertano. La Camera per due volte ha bocciato le richieste dei pm che ne chiedevano l’arresto: persa l’immunità non c’è stato più nulla da fare, e a niente sono valse le battaglie legali per ridimensionare la richiesta di carcere per chi il ruolo che in qualche modo legittimava l’accusa l’aveva già perduto essenso stato espulso dalla politica con la mancata, discussa, candidatura. Ora è soltanto questione giuridica da affrontare fuori dalla luce dei riflettori mediatici, dopo anni di spifferi ed annunci spesso precedenti le decisioni delle toghe: un trattamento particolare, diremmo ad personam, superato soltanto dal recordman Berlusconi. Almeno fino al prossimo caso. 

«Vado in carcere con la serenità di chi è innocente. Chiedo solo un po’ di rispetto per la mia famiglia e per me» ha detto Cosentino qualche ora prima di entrare nel girone dantesco di Secondigliano: ovviamente, non l’ha ottenuto e difficilmente l’otterrà a giudicare dalle reazioni sanguinarie che ieri si leggevano sul web e sui social network.

Il caso De Gregorio, invece, è diverso: il resipiscente ex senatore, già Idv prima di entrare nel Pdl (tant’è che è indagato nel processo Lavitola per la presunta estorsione a Berlusconi avendo egli ammesso di aver intascato danaro per tradire Prodi), è accusato di associazione per delinquere, truffa ai danni dello Stato, riciclaggio ed estorsione nell’ambito delle indagini sui finanziamenti al quotidiano L’Avanti. De Gregorio è anche giornalista professionista e, pertanto, l’Odg Campania ha subito provveduto a sospenderlo dall’albo secondo quanto la legge dispone.

Peppe Rinaldi (dal quotidiano “Libero” del 16 marzo 2013)

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