CAVA DE’ TIRRENI (SA)- Inaugurata presso la sede del MARTE la personale di Mary Cinque dal titolo Urban stories. Terzo appuntamento di un ciclo di mostre progettate e curate da Ada Patrizia Fiorillo per la mediateca cavese, essa si avvale delle collaborazioni di Linda Gezzi e Maria Letizia Paiato.
All’incirca trenta opere costituiscono il percorso della mostra. Si tratta di tele e carte di piccole e medie dimensioni appartenenti a cicli diversi, tenuti insieme da un filo comune, ovvero il racconto di storie che appartengono all’urbano, come il titolo sintetizza. Sulle pareti della Gallery 1st Floor si parte dunque da “Display”, tele formato mattonella, raffiguranti oggetti quotidiani cui l’artista presta attenzione accogliendo sollecitazioni dalle forme del nuovo design, dalle seduzioni indotte dalla capacità dell’uomo di progettare e immaginare, per continuare con “Lifelines”, opere su carta dal taglio squisitamente grafico che inquadrano architetture a sviluppo lineare, fino ad arrivare alle serie “Titled” e “Berlin” propriamente dedicate al tema della città, tra gli ultimi affrontati dall’artista.
L’urbano dunque nelle sue sfumature più varie, ma anche nelle sue più varie geografie, giacché lo sguardo con il quale Mary Cinque affronta tale soggetto è proprio quello di una viandante, nutrita di viaggi, di relazioni costanti con i luoghi che ha abitato, non per questo privata di radici, di quei valori che ella porta dentro. È la città come organismo vivente, come rete di relazioni e di comunicazioni, di stratigrafie e di superfici, come spazio di cose e di forme quella che si propone sulle sue pagine dipinte dai profili lineari, affidati a tessiture di colori leggermente sfumati o pienamente saturi in vena di una vaga matrice pop. Due modi di affrontare la realtà, di scoprirla attraverso l’esercizio formale che sembra evidente per l’artista trova un punto di congiunzione nel disegno, nel tratto spedito e scorrevole del pennarello evidenziato in particolare dalla serie “Lifelines” che più di ogni altra denuncia la sua appartenenza ad una generazione nutritasi di una cultura del visivo fatta di confidenziali rapporti con la fotografia, con il fumetto, con il video.
“È la metropoli moderna – nota Ada Patrizia Fiorillo – a catturare lo sguardo di Mary Cinque. Uno sguardo disincantato, ironico e profondo che di contrappunto ella veste di semplicità e di fuggevolezza servendosi di primo acchito dell’istante, dello scatto del mezzo fotografico. Quell’attimo passato che l’artista ritrascrive consegnandolo, all’orizzonte immaginativo che la sua pittura declina, quindi al futuro. Tale è l’iter sul quale si costruiscono le esperienze creative di Mary Cinque: da quegli oggetti del desiderio e della memoria, ai reticoli anonimi e seriali di una città le cui tracce di vita sono affidate alla luce, alla capacità che il colore ha, in sinergia con il segno, di organizzare gli spazi, di farsi materia espressiva, fino a quegli spaccati metropolitani dove silhouette si muovono alla stregua di quelle tratte da un racconto di animazione. L’artista tira così le somme del suo dialogo con la realtà apparentemente richiamata tutta in superficie. Non bisogna però cedere all’inganno perché dietro di essa si celano riflessioni ed un modo tutto suo di intercettare il presente che lascia al filtro di quei sottili spiragli luminosi il compito di scoprire a se stessa in primo luogo ed agli altri il senso del suo essere testimone del tempo”. Partendo da tali sollecitazioni che richiamano interrogativi sugli odierni linguaggi dell’arte contemporanea, durante il corso della mostra, è previsto un incontro tra l’artista ed il pubblico, aperto soprattutto alla partecipazione dei giovani e delle scuole.
La mostra resterà aperta fino al 3 marzo 2013.