«Se l’Italia è in queste condizioni dipende dalla gente come voi: se entro domani non pagate passiamo la pratica all’ufficio legale ed inseriremo il vostro nominativo nella banca dati dei cattivi pagatori». Queste parole sono state pronunciate da un dipendente di una nota società finanziaria ed erano rivolte ad un cliente accusato di non aver onorato la rata di un prestito entro i termin pattuiti.
Va precisato che il cliente in questione spiega di aver puntualmente pagato (seppur con mostruosi interessi) ma, appena i morsi della crisi hanno iniziato a farsi sentire, la regolarità ha iniziato a esser un po’ «elastica» pur mantenendo inalterato lo schema contrattuale secondo cui solo dinanzi a due rate consecutive non versate potrebbero scattare quelle misure pedestremente minacciate dall’addetto. Una storia triste ed ampiamente nota a tantissime persone alle prese con l’infernale macchina del credito al consumo, peggiore perfino di quello bancario: il che è quanto dire.
La società in questione è la Compass spa, già finita alcuni mesi fa al centro di polemiche per via delle proteste di un gruppo di clienti che si sentivano vessati dai metodi di recupero del gruppo legato al circuito di Mediobanca. Basti pensare che la Compass spa per un ritardo di pagamento anche di un solo giorno pretende una somma che si aggira attorno al 20% della rata stessa: proporzioni oggettivamente abominevoli, specie se nessuno (o quasi) legge le minuscole clausole contrattuali in calce ai chilometrici contratti che fanno firmare. Quegli stessi clienti minacciarono di adire le vie legali per provare a difendersi dallo strapotere e dall’arroganza di questi baracconi finanziari dalla condotta -tecnicamente- prossima a fattispecie penali contemplate dal codice. Non si conosce, almeno non ancora, l’esito della vicenda. Ma tant’è.
Ma non è questo il punto, perché ora ne spunta un altro, perfino peggiore del primo: vale a dire le modalità di recupero della società finanziaria. Se fosse confermato quanto denunciato al nostro portale dall’ennesimo cliente di Compass spa maltrattato, ci troveremmo dinanzi a comportamenti a dir poco sconvenienti: specie per la società stessa che continua, a quanto sembra, ad impartire ai propri dipendenti (che ne rispondono limitatamente alle modalità con cui si rapportano agli altri) direttive improntate al terrorismo psicologico. Chiaro che Compass spa esce male da questa vicenda: già le finanziarie e le banche non godono di troppo prestigio, se a questo vanno ad aggiungersi telefonate minatorie ad ogni ora del giorno e della notte, il minimo che possa accadere è che si finisca a carte quarantotto.
Compass spa (ma, a quanto raccontano, anche le altre società del settore) fa firmare un contratto che esplicitamente dice che in caso di due rate saltate scatta il famoso meccanismo della comunicazione al Crif, cioè la segnalazione al cervellone centrale del soggetto come cattivo pagatore. Da qui ne discende una tragedia per il singolo e nessun profitto per la società: che, a quel punto, perderà o rischierà di perdere anche il resto. E così via in un incessante meccanismo perverso che sta facendo letteralmente strage del residuo tessuto sociale ed economico delle famiglie italiane.
Affidarsi, poi, ad addetti al recupero che non solo bluffano al telefono minacciando l’impossibile ma che esprimono addirittura considerazioni sulle qualità personali dei clienti – ignorando chi ci sia dall’altro capo del telefono- non è esattamente il miglior biglietto da visita. Soprattutto in tempi come questi.
(nella foto “Gli usurai” dal celebre dipinto di Quentin Metsys)