ARCHIVIOIl «gas» della camorra: imponevano l’acquisto di Gpl con la violenza, attentato anche a donna incinta

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Giuseppe-Cantile Antonio Gliottone

CASERTA- Vessazioni e violenze per imporre ai venditori al dettaglio di gpl dell’alto casertano le proprie forniture di bombole: i carabinieri di Capua (Caserta), coordinati dalla DDA di Napoli, hanno arrestato 5 persone, tra cui un affiliato al clan Papa, attivo nell’agro caleno e legato ai Casalesi, accusati di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso. Il titolare di una ditta di distribuzione di gpl in bombole, con gli altri 4 indagati, era ormai riuscito a imporre il monopolio impedendo ai concorrenti di consegnare le loro forniture.

 

Il monopolio nella distribuzione del gas nell’Alto Casertano doveva essere imposto a tutti i costi dall’azienda contigua al clan Papa, anche facendo finire in una scarpata l’auto guidata dalla compagna incinta dell’imprenditore concorrente, oppure costringendo i dipendenti a licenziarsi pochi giorni dopo l’assunzione.

Le due circostanze emergono dal provvedimento cautelare del gip del Tribunale di Napoli, Andrea Rovida, emesso su richiesta del pm della DDA Antonello Ardituro per il reato di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso. Destinatari dell’ordinanza sono Giuseppe Cantile, (foto a sinistra) elemento di spicco del clan Papa, vicino agli Schiavone di Casal di Principe, Leopoldo Mauriello, titolare della ditta favorita dal clan, la Mauriello Petroli Group, del fratello Giovanni e dei suoi dipendenti Antonio Gliottone (foto a destra) e Alfredo Caimano.

Gli episodi di violenza sono numerosi: ai titolari delle aziende concorrenti venivano anche indicati i Comuni in cui operare e quelli, invece, off-limits. Qualcuno, pero’, per non chiudere l’azienda, ”disobbediva” scatenando rappresaglie come quella che vide vittima un imprenditore titolare di una ditta di vendita al dettaglio di bombole con sede a Presenzano, picchiato con un’asta di metallo e finito in ospedale con contusioni al volto e un polso rotto. Piu’ drammatico e’ il racconto della compagna: ”Nel febbraio del 2012 – dice – mentre ero in auto con mia nipote di 12 anni, di ritorno da Presenzano, fui affiancata da un’altra auto, in cui vi erano Cantile e Mauriello, che mi spinse fuori strada; finii nella scarpata. A seguito dell’impatto non ho subito lesioni ma ho accusato un forte dolore alla pancia essendo in stato interessante”.

”Alcuni mesi dopo – continua la donna – vennero a casa nostra e dissero a mio marito: ‘Dovete chiudere l’attivita’ perché non ci avete chiesto il permesso altrimenti vi facciamo saltare in aria, noi ti abbiamo avvertito, tutto quello che ti succede è solo colpa vostra’. Si rivolsero poi a me dicendomi: ‘ti tagliamo la lingua perche’ parli troppo’ ”

Redazione Eolopress

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