PAESTUM (SA)- Hanno finalmente un volto alcune centinaia di pezzi del cosiddetto Tesoro di Bengasi, composto da circa 10 mila reperti tra monete greche, romane e bizantine, gioielli e statue di inestimabile valore scomparso dal forziere della Banca Commerciale di Bengasi durante la rivolta in Libia.
A raccontarlo e’ stata oggi a Serenella Ensoli, direttore della Missione archeologica Italiana a Cirene, che dopo un lungo lavoro di ricerche d’archivio e sul campo e’ riuscita a trovare le immagini di circa 600 di questi preziosi pezzi. Solo una piccola parte, ammette in occasione di una tavola rotonda alla Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico di Paestum, ma un suo ritrovamento potrebbe permettere di risalire anche al resto del Tesoro.
I risultati delle sue indagini, ha aggiunto, sono stati consegnati ai Carabinieri per la tutela dei Beni culturali e all’Interpol, gia’ attivati dopo la richiesta di aiuto giunta dal Cnt, l’allora governo provvisorio di Bengasi. Richiesta, ricorda ancora la studiosa, avvenuta in occasione del convegno internazionale sul patrimonio culturale della Libia svoltosi nel luglio 2011 a Caserta. E proprio gli atti di quel convegno, appena pubblicati, contengono le piu’ recenti scoperte sul furto del Tesoro di Bengasi.
Il Tesoro, ricorda Serenella Ensoli, fu portato in Italia tra il 1942 e il 1943, e poi riconsegnato alla Libia nel 1961. Custodito nella banca commerciale di Bengasi, in attesa dell’apertura – mai avvenuta – di un museo archeologico e di completa catalogazione, il tesoro e’ stato rubato nelle ore cruciali della rivolta e forse portato di nuovo all’estero attraverso la frontiere con l’Egitto.
(ansamed)