La cattura di Michele Zagaria, il boss del clan dei casalesi arrestato lo scorso dicembre dopo una latitanza durata quindici anni, diventa un libro. E a scriverlo, con il giornalista Francesco Neri, e’ proprio il pm che, dopo una cosi’ lunga caccia, lo ha stanato: Catello Maresca, della Dda di Napoli.
Il libro si chiama ‘L’ultimo bunker’, e’ edito da Garzanti e sara’ in vendita dal prossimo novembre. La decisione di raccontare le ricerche e poi l’arresto di Zagaria, lungo braccio di ferro tra stato e antistato, deriva dal desiderio di ‘fissare’ un momento particolarmente importante nella lotta ai clan in Campania.
In duecento pagine confluiscono cosi’ le tensioni, le paure, i dubbi, le frustrazioni che hanno preceduto la cattura del boss, ma anche la determinazione e l’enorme energia che hanno animato gli artefici di quel successo. Si parla degli espedienti escogitati per aggirare la rete di protezione di cui Zagaria godeva, delle tecnologie sempre piu’ avanzate impiegate per individuarlo: il boss cambiava spesso nascondiglio, scegliendo sempre bunker impenetrabili (e’ a quelli che fa riferimento il titolo del libro). L’ultimo era in via Mascagni a Casapesenna, il suo paese: ricavato sotto la casa di un operaio incensurato, per accedervi bisognava spostare una stanza scorrevole che si muoveva lungo un binario; il motore era azionato da un telecomando. Un citofono consentiva al ricercato numero uno della camorra di comunicare con l’abitazione. La mattina del 7 dicembre l’irruzione nella villetta, poi l’avvio delle perforazioni per cercare il covo. Maresca e Neri raccontano l’ansia, la concitazione, il timore di trovare, ancora una volta, un nascondiglio gia’ vuoto. Poi quella voce dal sottosuolo che grida: ”Basta, non scavate”: era andata via la luce e Zagaria temeva di soffocare, perche’ senza corrente nel rifugio non arrivava aria.
Ma ”L’ultimo bunker” non e’ solo il racconto di un fatto di cronaca. E’ anche la ricostruzione dei crimini commessi da un uomo pericoloso, molti dei quali ingiustamente dimenticati. Uno dei piu’ atroci e’ un triplice omicidio commesso nel 1992: ”Per uccidere il loro obiettivo – racconta Maresca – gli uomini di Zagaria non esitarono a massacrare altre due persone. Una era un bambino di dodici anni”.