NAPOLI- Terre lontane migliaia di chilometri. Eppure un filo rosso di solidarieta’ le tiene vicine. Da Napoli a Najaf in Iraq e’ il lungo viaggio compiuto dall’equipe senza frontiere del cardiochirurgo della Federico II, Carlo Vosa. Nel Paese martoriato da anni di guerra, i cuori malandati di tanti pazienti, soprattutto bambini, attendono cure. E il gruppo di medici napoletani, dopo Algeria, Palestina e Albania, ha risposto subito all’appello dei colleghi iracheni.
”I loro grandi occhi – dice Vosa al termine della missione – quella la cosa che ricordo e che portero’ sempre con me. Occhi che esprimevano sentimenti di affetto per un gruppo di persone provenienti da lontano e che avevano voluto ad ogni costo venirli a curare”. Cosi’ il team di cardiochirurghi accetta l’invito dall’Universita’ di Najaf. In meno di due settimane sono pronti i visti d’ingresso e il gruppo di lavoro che operera’ nel grosso centro urbano a sud di Baghdad. Partono Vosa, Raffaele Smimmo, Andrea D’Alessio, Danilo Ruggiero, Marco Mucerino, Catello La Storia e Paola Bianca Pisco. Nei bagagli l’attrezzatura per operare e tanta voglia di fare. A terra, invece, resta la paura di attentati e possibili violenze. Per questi medici, da anni impegnati con missioni all’estero, il rischio quasi non esiste di fronte al dovere di aiutare le popolazioni in difficolta’.
”Come sempre succede in questi casi – dice Vosa, ormai esperto di questo tipo di missioni – non c’e’ nemmeno il tempo di riflettere. Abbiamo avviato subito il tavolo operatorio, ogni giorno abbiamo visitato una cinquantina di pazienti e operato almeno 2 o 3 persone tra adulti e bambini”. In totale, alla fine, gli interventi sono 23. Ventitre operazioni a cuore aperto per 23 vite salvate in 10 giorni di permanenza ad agosto scorso. E non solo. Oltre agli interventi, i componenti dell’equipe, tra cardiochirurghi, cardioanestesisti e tecnici di perfusione cardiovascolare, hanno fatto corsi di formazione per i colleghi del posto. ”E’ stato importante anche questo -spiega Vosa- in Iraq l’assistenza al paziente cardiopatico e’ ancora notevolmente carente in vaste zone del territorio, sia per mancanza di strutture adeguate, sia per mancanza di personale qualificato. I risultati clinici e didattici, nonostante il poco tempo a disposizione, sono stati di indiscusso valore”. Ma trascorsi i 10 giorni a Najaf qualcosa resta. Il filo rosso tra Napoli e la citta’ irachena non si interrompe. Sono stati il rettore dell’Universita’ di Najaf e i rappresentanti del Governo iracheno a proporre una collaborazione permanente con l’Universita’ Federico II di Napoli. ”Il presidente della Regione Campania, Stefano Caldoro, e’ molto sensibile alle missioni umanitarie – dice Vosa – A lui chiediamo che, nell’ambito della cooperazione internazionale, ci aiuti ad ottenere i visti di ingresso per i pazienti che hanno bisogno urgente di essere operati e potrebbero essere salvati qui da noi a Napoli”.