ARCHIVIOEboli, «summit» sconsigliabili e una strana vicenda di soldi per la scuola calcio

admin17/09/2012
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Piovra_sulla_citta

Diranno che è la solita macchina del fango, che qualcuno paga per la diffusione di certe notizie e, c’è da scommetterci, salterà fuori qualche intelligentone che urlerà «Fuori i nomi». Poco male, siamo abituati a ben altro. Premesso tutto ciò, la domanda è la seguente: se esponenti più o meno di spicco della malavita di ieri e gli eredi di quella di oggi si riuniscono all’interno di un centro sportivo comunale (nel senso che è di proprietà pubblica) e se tra questi sguazza a suo agio il massimo rappresentante politico ed istituzionale del posto ove il «summit» s’è tenuto, almeno qualche domanda sarà lecito farsela o no?

Presumibilmente si, anche perché delle domande vere se ne avverte l’obliterazione costante da qualche tempo. Allora: testimoni oculari e fonti altamente affidabili, riferiscono di due recenti occasioni conviviali cui avrebbe partecipato il sindaco ebolitano Martino Melchionda, esponente di punta di quella bislacca aggregazione politica (non più di altre, s’intende) riunita sotto la sigla Pd. La prima s’è tenuta in un ristorante gestito in franchising, ben visibile per chi va da Battipaglia verso il Cilento o viceversa, e l’altra, più corposa,  all’interno del centro sportivo Spartacus, nella zona di Santa Cecilia. Chi c’era? Allora: c’era un  vecchio esponente del disciolto clan Maiale, uno di quelli tosti e mai pentiti (forse l’unico) tornato in circolazione dopo anni di carcere; un anziano signore dal cognome simile al nome di un famosa città, il cui curriculum lascia poco spazio all’immaginazione; un altro ancora, da sempre border line, con interessi diffusi nella grande agricoltura intensiva e con arcinote mire sui terreni di proprietà dell’Istituto Orientale di Napoli, con cui il sindaco ebolitano spesso si accompagna; e, infine, due generazioni verticali di membri storicamente legati alla delinquenza organizzata, uno dei quali impegnato nell’opera di avvicinamento alla società legale cosiddetta attraverso celebrate attività ricreative. Libero ognuno di incontrarsi dove e come vuole, ci mancherebbe: il problema sorge se e quando un pubblico amministratore, tra l’altro allevato in un partito a forte vocazione moralistica (per le vicende altrui), se ne contamina fino a considerarne quasi normale la frequentazione. E la professione forense di Melchionda, pezza d’appoggio tradizionale in casi del genere, non necessariamente arriva in soccorso. O, almeno, non sempre. Tra aree rurali scientificamente controllate da quei personaggi e ingressi più o meno legali all’interno delle operazioni in itineredi natura urbanistica si traccia di Eboli un quadro avvilente: non che altrove stiano messi meglio, certo è, però, che il livello toccato negli ultimi anni comincia a farsi preoccupante.

Rimanendo in ambito sportivo, giunge poi notizia della devastazione della Scuola Calcio Nagc Pezzullo, in località Sant’Antonio, ad opera -si dice- dei soliti vandali. Distrutta una staccionata in legno, sette tavoli, sei griglie in ferro, tre irrigatori e due caldaie a gas per le docce dei bambini e degli allenatori. Facile obiettare con il classico “e allora? dov’è la novità? succede ovunque…”. Vero, ma non altrettanto ovunque succede che perfino la gestione di una scuola calcio per bambini si trasformi in occasione di veemente scontro tra interessi finanziari e politici.
E’ una storia molto chiacchierata, specialmente dopo il «trattamento speciale» riservato ad una delle rare personalità ebolitane che danno lustro alla città in giro per l’Italia. Parliamo del calciatore Emanuele Belardi (nella foto sotto) ingenuamente fattosi trascinare in un contesto dal quale avrebbe fatto bene a star lontano mille miglia. Ma tant’è. Belardi_Emanuele

Una vicenda travagliata, quella dell’affidamento del centro sportivo comunale: una storia fatta di strani versamenti di danaro ad un ristoratore (quindicimila euro, rigorosamente in contanti, in pezzi da 100 e 50, alla presenza di un assessore fedelissimo del sindaco, delegato alla cura contabile della società «appaltante») come parziale rientro di spese effettate durante il precedente esercizio (c’è pure da riflettere sul rinnovo della convenzione allo stesso team di Belardi fatto due anni prima della scadenza contrattuale e, guarda caso, a due mesi dalle scorse elezioni: in cambio, dal comune bisognava esprimere il voto di preferenza per un ex assessore oggi sistemato in una partecipata del comune e, ovviamente, per il sindaco).

Spese documentate con fatture riconducibili ad una società amministrata da una signora residente nel rione Cicalesi di Eboli, originaria di Napoli, la cui ditta probabilmente l’avrà ridotta sul lastrico visto che a suo nome risultano diverse richieste di contributi sociali fatte al comune di Eboli, poggiate sull’assunto delle propria indigenza. Questa storia della vandalizzazione del centro, poi, puzza da lontano. Da molto lontano.

Una storia brutta, degna di ulteriori approfondimenti, degenerata negli scorsi mesi per uno dei tradizionali cambi di rotta legati al ciclo politico di un primo cittadino ossessionato, a quanto sembra, unicamente dal proprio destino. La vicenda è già oggetto di litigi legali tra alcuni dei protagonisti. Vedremo come finirà.


Peppe Rinaldi

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