ARCHIVIOSanità: per pagare i dirigenti di un’Asl servono 459 euro al secondo

admin08/08/2012
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Soldi_bruciati

Quando finirete di leggere le prime righe di questo articolo il Servizio sanitario nazionale avrà già sborsato circa 4.588 euro. Postulando sia necessaria una decina di secondi per scorrere i quasi 300 caratteri utilizzati sin qui, ecco che emerge in tutta la sua «stravaganza» il costo totale degli stipendi pagati da un’Asl e un’azienda ospedaliera campane ai propri dirigenti/medici: ad ogni secondo scandito dalle lancette l’erario tira fuori 458,967 euro fino a toccare la cifra monstre di 242 milioni di euro annui. Parliamo dell’Asl Salerno e dell’Azienda ospedaliera “Ruggi d’Aragona”, strutture importanti per competenza territoriale e bacino demografico.

 

Non racconteremo di malasanità al sud e neppure ci iscriveremo al club dell’anti-casta professionistica, né valuteremo competenza e professionalità dei medici perché il terreno è troppo scivoloso, oltre che fortemente relativo. Si tratta, invece, della lettura dei dati pubblicati da strutture sanitarie scelte a caso riferiti al 2011. Per il 2012, inutile dirlo, c’è da attendere.
Libero ha analizzato le informazioni sulle strutture della Campania e le ha confrontate con un’Asl della Lombardia, la Milano 1, affine per bacino d’utenza. Quest’ultimo, cioè quanti abitanti fanno riferimento al servizio, è l’unico criterio, in rapporto al volume di danaro, per paragonare le due realtà dal momento che le differenze possono essere significative: come il numero di distretti sanitari caricati sulla centrale amministrativa o il regime delle convenzioni col privato che tanta fiducia per la Lombardia -procure permettendo- suscita tra i pazienti italiani.
Bene, l’Asl Salerno, oggi unica ma fino a poco tempo fa divisa in tre ambiti, insieme al “Ruggi” coprono il fabbisogno di 1.106.099 abitanti (demografia aggiornata al 2009); la Milano 1 invece ne serve 924.417, circa 180mila potenziali pazienti in meno. La domanda è: quanti abitanti vengono serviti, quanti medici occorrono nell’una e nell’altra realtà e, soprattutto, quanti soldi lo stato paga loro ogni anno?

Vediamo. Alla Milano 1 si spendono ogni anno 14.274.654,30 per pagare 209 dirigenti (ormai tutti i medici sono, per legge, dirigenti suddivisi in due livelli) mentre l’Asl Salerno più l’ospedale “Ruggi” costano una cifra incredibilmente superiore: 241.233.237,00 all’anno per 2.895 dipendenti, cioè 660mila euro al giorno, pari a circa 27mila euro all’ora, che fanno i 459 euro al secondo di cui si parlava. Serviranno tanti dirigenti? Sono fondamentali per il diritto alla salute? In molti casi si. In moltissimi altri non sembra perché, scorrendo gli elenchi, si osserva una quantità notevole di medici che un bisturi non sanno più neppure cosa sia (e spesso è meglio così), lavorano in uffici a volte creati ad hoc, svolgono mansioni che potrebbe fare un qualsiasi diplomato al Ragioneria, sottraendo braccia alle corsie ospedaliere e ovunque ci sia bisogno di personale. Alla Milano 1 c’è un dirigente ogni 4.423 abitanti, a Salerno uno ogni 447. Ci sarà una ragione. Per ora sfugge. Si dirà: ma Asl e A.O. non puoi sempre sommarle. Vero: ma pur sottraendo al totale i 418 dirigenti del “Ruggi” e i circa 33 milioni che costano, non è che le cose cambino di molto.

Ora, ciò che più colpisce è la tipologia di stipendio. C’è una posizione fissa (stipendio base), una variabile, una retrocessione per risultato e una voce “Altro”, nella quale ci puoi ficcar di tutto, dagli straordinari alle prestazioni professionali che eccedono il numero assegnato (la cosiddetta A.l.p.i., acronimo di “Attività libero-professionale intramuraria, introdotta dalla riforma Bindi) dalle consulenze ai premi, etc. Qui le cose iniziano a non tornare, facendo schizzare gli stipendi a cifre incredibili. C’è stato, ad esempio, un anatomo-patologo, il dottor Verrioli (Distretto 54) che ha incassato circa 700mila euro in un anno: significa che ha lavorato 72 ore al giorno tra autopsie, biopsie e analisi necrologiche varie. Il che è tecnicamente impossibile, seppur legittimo, e spiegherebbe come mai la sanità sia un pozzo senza fondo anche quando applichi alla lettera la legge: che dice, però, che la componente accessoria non deve mai essere maggiore di quella base. E’ sempre così? Ovviamente no. Ci sono circa 100 casi dove la sproporzione è plateale, trasformando uno stipendio base di 50 mila euro in un “raccolto” finale che può arrivare a 320 mila euro. Anche quelli nella norma lasciano a volte perplessi, in quanto un medico del servizio Igiene, ad esempio, che si limita a passare carte e leggere certificati su immobili e fabbricati, non si capisce bene cosa possa mai fare di “Altro” per arrivare a circa 120 mila euro di stipendio complessivo.

Moltiplicare questi numeri per le migliaia di unità e si capisce perché la sanità sia una rogna seria, specie al sud dove le infornate continue su spinta politica hanno intasato tutto, togliendo spazio alle nuove leve e dissanguando le casse di tutti. Ovvio che poi non si trovi un centesimo per il resto. Tanto per dire, alla Milano 1 su 209 dirigenti solo 4 hanno sforato rispetto ai 100 di Salerno. Nella struttura campana, la sola voce “Altro” assorbe quasi 43 milioni di euro, a Milano dieci volte meno con circa 4milioni e 100. Aggiungiamo il danaro necessario per pagare infermieri, amministrativi, fornitori, e banche e capiremo che il vicolo va facendosi sempre più cieco.
Peppe Rinaldi (dal quotidiano “Libero” dell’8 agosto 2012)

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