ARCHIVIOCampania, crolla la produzione di castagne: meno 70%, rischiano migliaia di aziende

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Castagni

NAPOLI- Anno ‘nero’ per le castagne campane la cui produzione si preannuncia con calo del 70%. Le previsioni sono avanzate dalla Confederazione italiana agricoltori della Campania secondo la quale il 2012 sarà l’anno peggiore di sempre.

“La siccità prolungata – ha spiegato la Cia – ha amplificato gli effetti deleteri dell’insetto ‘killer’, rendendolo più dannoso del solito e creando un mix micidiale di effetti negativi che porterà a una raccolta magrissima, con cali generalizzati del 70% rispetto all’ordinario e intere zone in cui non si raccoglierà affatto”. “Oltre al danno economico, che ammonta a milioni di euro – ha dichiarato il presidente della Cia regionale, Salvatore Ciardiello – si teme anche per il rischio incendi che in questo periodo stanno martoriando la Campania”.

 

A minacciare la leadership europea di castagne e marroni ‘made in Italy’ è un parassita di origine cinese presente in Italia dal 2002, il cinipide galligeno, che sta ‘falciando’ una produzione che, fino al 2007, si aggirava piuttosto stabilmente, a livello nazionale, sulle 50mila tonnellate. Da diversi anni, però, le cifre sono costantemente in ribasso. Si è passati dal 50% in meno nel 2010 al 70% in meno del 2011.
Secondo quanto dichiarato da Salvatore Ciardiello, quest’anno la produzione di castagne nella regione si preannuncia “ancora peggiore a causa del caldo torrido e della siccità prolungata, autentiche sciagure per le piante già debilitate dall’insetto distruttivo, che da solo è capace di ridurre lo sviluppo produttivo di una pianta fino al 50-60%. In Campania – ha continuato – si stima una stagione con il 70% in meno raccolto in modo particolare nelle aree più vocate e con produzioni di eccellenza come le Ipg di Montella (Avellino), Roccamonfina (Caserta), Benevento e Roccadaspide (Salerno)”. Si prevede, quindi, una stagione in ‘rosso’ a livello nazionale per le oltre 34mila imprese del comparto, che tra il 1999 e il 2007 hanno potuto contare su una produzione pari a un valore medio di ben 46 milioni di euro di cui il 55% di appannaggio della Campania. “Oggi tante realtà produttive non riescono a recuperare gli alti costi di produzione e spesso sono costrette ad abbandonare i castagneti. E’ per questo – ha concluso Ciardiello – che al disastro economico e sociale si unisce un elevato rischio ambientale, costituito dai tanti ettari di bosco di castagni che non possono più contare sulla manutenzione e sul presidio dell’agricoltore”.
(tmnews)

 

Redazione Eolopress

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